La sentenza è stata depositata venerdì: «Il personale medico non può operare "a distanza"». Cimo e Aaroi: «Provvedimento che farà giurisprudenza»
26 GIUGNO 2022
«Siamo di fronte a una sentenza destinata a fare giurisprudenza e che rende giustizia, dopo sette anni, a un atto precipitoso e sconclusionato dell'Azienda ospedaliera di Perugia». Così il segretario regionale di Cimo Umbria, Marco Coccetta, e Cristina Cenci, presidente della Federazione Cimo-Fesmed dell'Umbria, commentano la sentenza del Consiglio di Stato con la quale, venerdì, confermando quanto deciso dal Tar dell'Umbria nel 2016 sono state bocciate le Udi, le Unità di degenza infermieristica. «È una sentenza storica – aggiungono – perché è stato definitivamente ripristinato, a livello nazionale, che spetta al medico la gestione del percorso clinico e terapeutico del paziente, nel rispetto del ruolo e delle funzioni del personale infermieristico».
Il caso La vicenda prende spunto da un provvedimento emesso dalla giunta regionale nel 2015 con il quale, di fatto, si legittima l'istituzione all'ospedale di Perugia di un'Unità di degenza ospedaliera con 12 posti letto. Una decisione criticata all'epoca dai sindacati dato che non appariva chiara la gestione del paziente, e dopo la quale è stato deciso di presentare un ricorso. «La precedente direzione aziendale – scrivono Cimo e Aaroi – aveva con arroganza portato avanti un'iniziativa che la categoria medica aveva fortemente criticato e sulla quale era intervenuta successivamente la Regione a dare il proprio placet; al di fuori però di quanto previsto da norme giuridiche nazionali e dalle stesse leggi regionali».
Cos'è l'Udi L'Udi si occupa essenzialmente della gestione dei pazienti, provenienti da altri reparti, nella fase post-acuta e che quindi presentano un quadro clinico stabile e un piano terapeutico definito. Il tutto con gli obiettivi di garantire un'adeguata qualità- dell'assistenza alla persone, favorire il recupero in vista del rientro a casa o in una struttura residenziale e ottimizzare l'utilizzo dei posti letto nei reparti per acuti.
Confusione Cimo e Aaroi all'epoca avevano parlato della confusione di ruoli e responsabilità tra medici e infermieri. Secondo il Consiglio di Stato, che ritiene i sindacati legittimati a ricorrere a tutela di un interesse pubblico, «il personale medico non può operare "a distanza", in quanto altrimenti ciò dovrebbe determinare una traslazione delle responsabilità, non consentita dall'ordinamento». «La gestione infermieristica – ricordano i due sindacati – ha una sua assoluta peculiarità che non può però prescindere dal percorso di diagnosi e cura che spetta esclusivamente al medico. Questa sentenza che fa giurisprudenza, permetterà in tutto il nostro paese di evitare situazioni simili che possono arrecare grave rischio alla salute del cittadino».
Un lungo percorso «Giunge finalmente al termine – commenta Alvaro Chianella, segretario regionale Aaroi – un lungo percorso volto a ristabilire la correttezza dei rapporti tra le varie professionalità presenti nel Servizio sanitario nazionale. Un sistema funziona se tutti svolgono il loro ruolo senza sconfinamenti. La sentenza del Consiglio di Stato conferma la specificità del ruolo medico e la non sostituibilità con altre figure. Questo era il principio in base al quale abbiamo iniziato questa azione legale e il vederlo riconosciuto non può che renderci soddisfatti e fiduciosi».
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