giovedì 21 dicembre 2023

Lettera Aperta alla Regione Toscana



Intersindacale della Dirigenza Medica, Sanitaria e Veterinaria Toscana Firenze 21 Dicembre 2023 Lettera aperta ai Presidenti della Regione, del Consiglio Regionale e delle Commissioni, alla Giunta e ai Rappresentanti di tutte le forze politiche In relazione all'ipotesi di aumento dell'imposizione IRPEF per ripianare il deficit di bilancio della sanità toscana, l'Intersindacale Toscana dei Medici, Veterinari e Dirigenti Sanitari SSN, pur riconoscendo l'impegno della regione sulla sostenibilità del sistema sanitario pubblico, esprime piena contrarietà alla soluzione proposta, peraltro attuata con una progressività incomprensibile e che risparmia i redditi realmente alti. In un contesto nazionale che presenta un'evasione fiscale quantificata in 100 miliardi di euro l'anno, ricorrere ad uno strumento che vessa ulteriormente i soliti noti contribuenti che già sostengono con il loro stipendio la gran parte del gettito fiscale e che – nel contesto specifico - sequestra anche gran parte degli aumenti previsti dai recenti rinnovi contrattuali del personale sanitario, già di per sé inadeguati e ancora non riscossi. Questa manovra contribuirà all'ulteriore disaffezione dei professionisti e favorirà ulteriormente la loro fuga dal Servizio Sanitario Nazionale. Non ci sfugge e ci preoccupa molto il fatto di essere di fronte ad un attacco alla sanità pubblica, con un livello di finanziamento di circa 30 miliardi in meno rispetto alla media OCSE e addirittura 80 miliardi meno di Germania e Francia. Questi sono i motivi per cui abbiamo intrapreso una serie di scioperi articolati che continueremo a tutti i livelli (locale – regionale – nazionale) fino a quando il SSN, conquista inestimabile del nostro Paese, non sarà messo in sicurezza. E tuttavia, siamo certi che vi siano altri strumenti per gestire meglio le criticità economiche: a tal proposito chiediamo l'apertura immediata di un confronto regionale – da concludersi entro specifiche scadenze - al fine di: • Razionalizzare la rete ospedaliera: non possiamo più permetterci di tenere aperti, nell'attuale configurazione, alcuni ospedali che non garantiscono efficacia ed efficienza delle cure, esponendo il cittadino e gli operatori a un rischio clinico inaccettabile. • Dare una vocazione agli ospedali di prossimità che non possono fare tutto ma possono specializzarsi su poche linee assistenziali per dare un contributo allo smaltimento delle liste di attesa e risparmiare al contempo risorse. • Governare il territorio al fine di evitare che un numero impressionante di cittadini si rivolga impropriamente al pronto soccorso per codici a bassa priorità, con spreco di risorse e completa esenzione dalla compartecipazione alla spesa sanitaria. • Predisporre un piano di verifica dell'appropriatezza prescrittiva delle richieste di prestazioni in tutte le classi di priorità e non solo per quelle urgenti e differite • Effettuare una ricognizione della reale consistenza dell'apparato amministrativo nelle ASL e nelle Aziende Miste (ivi compreso il personale amministrativo universitario che percepisce indennità assistenziali), al fine di effettuare una verifica delle funzioni dei profili dirigenziali e valutare una possibile diversa allocazione di tale personale, nell'obiettivo di sollevare in parte il personale sanitario dal carico di lavoro burocratico che è diventato insostenibile • Avviare con decisione un piano di digitalizzazione, adeguando i programmi gestionali ed armonizzandoli alle necessità degli operatori, assicurando anche l'assistenza di prossimità Intersindacale della Dirigenza Medica, Sanitaria e Veterinaria Toscana • Predisporre una programmazione regionale che consenta di gestire la cronicità evolutiva ad esito infausto evitando che questi malati convergano universalmente sulle strutture ospedaliere. • Affrontare il problema della formazione specialistica post-laurea, in un contesto che vede il 40% dei contratti di formazione specialistica non assegnati a livello regionale ed in discipline essenziali per l'assistenza • Razionalizzare l'acquisizione dei dispositivi e dell'alta tecnologia che non deve essere lasciata alle velleità politiche territoriali o dei singoli professionisti, ma deve essere garantita da un progetto di governo clinico regionale efficiente e sostenibile. A tal proposito è inutile e fonte di ulteriori sprechi acquisire coi fondi PNRR ulteriori macchinari se poi non si assume il personale necessario a gestirli • Riconoscere gli emolumenti economici previsti da norme di legge (art. 11 del D.L. Calabria) agli operatori sanitari toscani che sono tra i meno retribuiti di tutto il Paese. Un divario che è destinato a crescere per tutti gli operatori sanitari che però consentono a questa regione di essere ai primi posti in tutte le classifiche nazionali relative agli esiti assistenziali. Vi è la necessità che la politica abbia il coraggio di affrontare i nodi strutturali della sanità, evitando provvedimenti estemporanei e di efficacia limitata nel tempo e di speculare per motivazioni di basso profilo a danno della cittadinanza e degli operatori. Concludiamo chiedendo a tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione un impegno di responsabilità leale e reciproco ed una presa di posizione chiara a favore del Servizio Sanitario Nazionale e che pertanto tutti si adoperino per superare la grave congiuntura che stiamo vivendo, prima che sia troppo tardi. Perché se la Salute non ha prezzo, la Sanità non ha colore. L'intersindacale della Dirigenza Medica, Sanitaria e Veterinaria dell'Area Sanità Toscana


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lunedì 18 dicembre 2023

Comunicato Stampa ANAAO ASSOMED CIMO FESMED NURSING UP

MEDICI, DIRIGENTI SANITARI E INFERMIERI, OSTETRICHE E PROFESSIONI SANITARIE EX LEGGE 43/2006 BOCCIANO LA MANOVRA "SENZA INTERVENTI STRUTTURALI, DOVERE SOCIALE CONTINUARE LA MOBILITAZIONE: 48 ORE DI SCIOPERO A GENNAIO" Roma 18 dicembre 2023 - «La manovra economica per il 2024 è l'ennesimo schiaffo al Servizio sanitario pubblico e ai suoi professionisti perché mortifica i principi della salvaguardia della sanità pubblica e del diritto alla tutela della salute che continuano a non essere tra le priorità di questo Paese, a prescindere dal colore e dall'appartenenza politica di chi lo governa». «Al netto dei rinnovi contrattuali in scadenza, ben al di sotto del tasso inflattivo, il vero finanziamento del SSN e di soli 800 milioni che saranno impegnati in interventi non strutturali, ma di "propaganda" per far credere ai cittadini l'impegno del Governo a risolvere l'annosa questione dei tempi di attesa. Noi professionisti siamo i primi a subire gli effetti distorsivi di un sistema non più in grado di garantire l'accesso alle cure ed è questo il motivo per cui siamo al fianco dei cittadini con il dovere civico di proseguire le nostre azioni di protesta nei prossimi mesi portandola, se necessario, anche in sede di Parlamento Europeo». «Senza confronto e senza novità sostanziali sulle richieste alla base delle nostre mobilitazioni, nel mese di Gennaio 2024 proseguiremo con 48 ore di sciopero, le cui date verranno comunicate non appena sentite la basi associative» annunciano Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale ANAAO ASSOMED, Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED e Antonio De Palma, Presidente NURSING UP. «I numeri della fuga di medici, dirigenti sanitari, infermieri ed ostetriche dalle corsie italiane in favore degli ospedali di altri paesi europei - denunciano i leader sindacali - sono sempre più allarmanti e la mancanza di una seria politica di investimenti nel sistema sanitario e nel suo capitale umano non lascia alcuna speranza per il futuro. Un'emorragia che avvicina il Ssn al baratro verso cui la politica lo sta spingendo da anni, con la differenza che ora non c'è più tempo per salvarlo. Siamo a un punto di non ritorno». «Le nostre richieste - proseguono - rappresentano non solo legittime rivendicazioni delle categorie che rappresentiamo, ma vere e proprie parole d'ordine che mirano a migliorare il sistema di cure nel suo complesso tenendo conto anche delle implicazioni che possono avere sui cittadini. Pensiamo alla situazione dei luoghi di lavoro in cui operiamo venuta tristemente alla ribalta dopo l'incendio all'ospedale di Tivoli che ha fatto emergere prepotentemente lo stato di abbandono di molti ospedali. Quello della manutenzione delle infrastrutture è un ulteriore tassello di un puzzle che nessuno si prende cura di comporre. E dire che l'Italia ha a disposizione i fondi del PNRR per opere di ammodernamento, ma non sanno bene come utilizzarli!». «Siamo sempre più determinati - concludono Di Silverio, Quici e De Palma - a uscire dal vicolo cieco in cui la politica ci costringe da almeno 20 anni e siamo disposti a tutte le azioni sindacali per affermare la nostra dignità di professionisti e riprenderci la considerazione che meritiamo. Sappiamo di avere al nostro fianco milioni di italiani che alla sanità pubblica si rivolgono ogni giorno e che alla sanità pubblica non possono rinunciare».


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giovedì 7 dicembre 2023

Sciopero a Gennaio


"La giornata del 5 dicembre, con lo sciopero nazionale e le manifestazioni in tutta Italia, ha visto una enorme partecipazione e una eco mediatica che ha superato i confini nazionali – dichiarano Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assomed, Guido Quici, Presidente Cimo-Fesmed e @Antonio De Palma, Presidente Nursing Up - Il Sindacato degli Infermieri Italiani -. Ha inoltre segnato l'inizio di un nuovo percorso di mobilitazione che vede finalmente uniti medici, dirigenti sanitari, infermieri. La richiesta emersa con voce unanime è stata: rispetto per la professione". "Apprendiamo con soddisfazione della dilatazione dei tempi parlamentari per l'approvazione della manovra, ottenuta anche per rivedere la norma sul taglio delle pensioni dei sanitari all'indomani del successo della nostra protesta, e auspichiamo dunque che in questi giorni sia possibile modificare la bozza di legge di bilancio prevedendo gli aggiustamenti che chiediamo: investire nel SSN non solo con finanziamenti, ma anche con leggi che ne consentano il rilancio; rendere appetibile le professioni sanitarie, con un piano di assunzioni che limiti il disagio; eliminare il tetto di spesa alle assunzioni; aumentare le retribuzioni, prevedendo finanziamenti adeguati per il rinnovo dei contratti; rivedere il modello contrattuale, con rispetto per le specificità sanitarie; depenalizzare l'atto medico e sanitario; mantenere i diritti acquisiti, anche con riferimento all'assetto pensionistico. "Ma in assenza di risposte la vertenza non si fermerà, e per dar seguito alla nostra azione congiunta iniziata il 5 dicembre e nel rispetto dei regolamenti, siamo pronti a proclamare altre giornate di sciopero a gennaio 2024. Se le nostre richieste continueranno ad essere ignorate proseguiremo il percorso di mobilitazione, allargando il fronte della partecipazione, perché quello che oggi viene percepito come problema professionale venga avvertito anche come problema sociale, che riguarda non solo gli operatori della sanità, ma anche e soprattutto i cittadini. Porteremo dunque in piazza tutti coloro che hanno a cuore il Ssn, ed arriveremo a rappresentare le nostre doglianze, negli interessi della salute collettiva, sino alle sedi istituzionali sovra nazionali". "La nostra azione è racchiusa in questo slogan 'La sanità pubblica non si svende, si difende' e non ci fermeremo fino a quando non arriveranno soluzioni concrete e operative a problemi che molti osservano ma pochissimi affrontano. Chiediamo solo di lavorare meglio in un servizio sanitario migliore".


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ANAAO ASSOMED e CIMO-FESMED rispondono a Schillaci: Stupiti e meravigliati dall’attacco del Ministro

 

Roma, 6 dicembre 2023 – "Siamo stupiti e meravigliati dalle dichiarazioni del Ministro della salute, Orazio Schillaci, all'indomani del grande successo dello sciopero dei medici e dirigenti sanitari", commentano Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assomed, e Guido Quici, Presidente Cimo-Fesmed, dopo aver letto l'intervista rilasciata dal Ministro al Corriere della Sera.

 

"Ci appare doveroso replicare senza alcun intento polemico, ma entrando nel merito di tutti i punti toccati nell'intervista. A iniziare dal finanziamento per la sanità previsto nella manovra economica per il 2024. Ognuno – dichiarano Di Silverio e Quici – può avere il proprio punto di vista, ma i numeri sono oggettivi e parlano chiaro. La manovra mette a disposizione 3 miliardi di cui 2,3 destinati a un rinnovo contrattuale che, facendo parte i medici e dirigenti sanitari della pubblica amministrazione, prevederà un aumento del 5.78%, ben 10 punti al di sotto del tasso inflattivo. E non sarà un piccolo anticipo, come dichiarato dal Ministro, a cambiare le cose, considerato che com'è ovvio tale anticipo sarà poi decurtato dall'aumento che vedremo al momento del rinnovo del contratto. Tra l'altro, l'anticipo degli aumenti contrattuali previsto dal Ministro Zangrillo è stato adottato solo in due Regioni".

 

"Ricordiamo inoltre che il contratto 2019-2021, pre-firmato a settembre, deve ancora essere licenziato dal Consiglio dei Ministri e dovrà poi passare al vaglio della Corte dei Conti. A fare presto quindi dovrebbe essere il Governo perché se non si licenzia quello attuale non si potrà procedere alla discussione del nuovo. Ed evidenziamo anche che le trattative per il rinnovo del CCNL 2022-2024 inizieranno con il comparto della sanità, ritardando quindi ulteriormente di almeno un altro anno l'adozione di quello della dirigenza".

 

"Puntare poi – dichiarano Di Silverio e Quici – su un aumento economico basato sul lavoro straordinario, quando i medici e i dirigenti sanitari già lavorano 60 ore a settimana e hanno 5 milioni di giornate di ferie arretrate per sopperire alle carenze di personale, non ci sembra il modo migliore né per risolvere il problema delle liste d'attesa né per rendere appetibile la professione, come ha più volte dichiarato il Ministro stesso. Piuttosto contribuirà allo svuotamento già in atto degli ospedali. Per questo chiediamo che quelle risorse vengano destinate all'aumento o alla detassazione di una parte della retribuzione".

 

"Siamo anche meravigliati che nelle sue dichiarazioni il Ministro non abbia citato uno dei suoi cavalli di battaglia, e cioè la depenalizzazione dell'atto medico, che un disegno di legge della Lega intende affossare nel peggiore dei modi".

 

"Non possiamo poi ancora pronunciarci in merito alle novità annunciate in tema di revisione della norma sul taglio delle pensioni dei medici e all'intento di eliminare il tetto alla spesa sul personale su cui il Governo pare stia lavorando: finché non leggeremo i testi e il frutto di questo lavoro infatti non possiamo esprimere alcun giudizio, né in senso positivo né negativo".

 

"Cercare inoltre – come abbiamo letto – di far emergere divisioni tra sindacati di categoria per giustificare i ritardi di una tornata contrattuale indipendenti dai sindacati stessi, ci appare poi poco attinente alla realtà e sinceramente pretestuoso. Le richieste dei sindacati son comuni, i temi trattati dalle varie componenti anche, le motivazioni dello sciopero proclamato dalle altre sigle rappresentative della dirigenza medica e sanitaria per il 18 dicembre sono le stesse che hanno spinto in piazza Anaao Assomed e Cimo-Fesmed".

 

"Forse le vere divisioni sono all'interno di un Governo che non ascolta quello che il Ministro cerca di affermare da più di un anno e che noi condividiamo: noi siamo sempre stati dalla parte del Ministro della Salute, e per questa ragione le dichiarazioni di oggi ci meravigliano. Investire sul SSN vuol dire fare scelte coraggiose non solo in termini di stanziamento di risorse – ribadiamo che in questa congiuntura macroeconomica occorre fare i conti con le risorse (poche) che abbiamo a disposizione – ma soprattutto in termini di scelte strategiche e politiche che vanno in una direzione diversa".

 

"Continuare a investire sul privato e sul lavoro straordinario e contestualmente affermare che i medici, i dirigenti sanitari e gli infermieri sono merce rara da salvaguardare è una contraddizione in termini".

 

"Ci aspettiamo – concludono Di Silverio e Quici – che questi ultimi giorni che precedono la presentazione in Aula del Senato della legge di Bilancio possano vedere un riavvicinamento tra le parti imprescindibile per migliorare il nostro sistema di cure e dimostrare che davvero il Governo ha a cuore gli operatori sanitari e quindi i cittadini così come li abbiamo a cuore noi. In attesa di risposte certe, allora, continuiamo con la protesta perché è questa la richiesta che ci giunge dagli ospedali di tutta Italia. E le piazze di ieri, riempite di medici, dirigenti sanitari e infermieri arrabbiati ma non ancora rassegnati, ne sono la dimostrazione".

mercoledì 15 novembre 2023

Sciopero il 5/12/23 … Sciopero 18 dicembre 2023

Dopo quello del 5 dicembre indetto da Anaao Assomed e Cimo-Fesmed e quello del 17 novembre di Cgil e Uil, oggi Aaroi-Emac, Fassid e Fvm indicono un nuovo sciopero nazionale per il prossimo 18 dicembre. "Fermeremo la sanità per 24 ore per non vederla fermata per sempre da una legge di bilancio che premia gli evasori e distrugge il diritto alla cura e la tutela della salute". "Siamo sempre stati restii a proclamare uno sciopero nazionale perché, diversamente da altri scioperi, incide direttamente sulla risposta alla domanda di cura dei cittadini che è già da troppo tempo gravemente carente. Però, dopo le recenti delusioni sulle molteplici e ben note problematiche che questo governo aveva promesso di risolvere, vediamo negata qualsiasi soluzione proposta, vediamo danneggiato ulteriormente il Servizio sanitario nazionale e siamo colpiti direttamente da misure inaccettabili sul lavoro e sulle pensioni", spiegano i tre sindacati. Per il 18 dicembre è quindi previsto uno stop di tutti i servizi della sanità ospedaliera e territoriale indispensabili per le diagnosi e cure non urgenti, oltre che per la sicurezza e le forniture elementari, tra cui: - Blocco delle prestazioni anestesiologiche, con paralisi delle sale operatorie, dei percorsi prechirurgici, degli ambulatori di terapia del dolore inclusa la partoanalgesia, e di tutte le consulenze differibili. - Blocco delle prestazioni di radiologia diagnostica, interventistica e ambulatoriale, della diagnostica di laboratorio, delle prestazioni psicologiche nei consultori, nelle neuropsichiatrie infantili, nei centri di salute mentale, delle prestazioni farmaceutiche in ospedale e sul territorio, dei servizi di igiene e sanità pubblica. - Blocco dei mercati di import export di derrate alimentari, macellazioni, forniture di carni e prodotti ittici. - Aumento dei tempi di attesa nei pronto soccorso per tutti i codici minori differibili. Le motivazioni alla base dello sciopero, così come rappresentate agli organi di competenza nella proclamazione ufficiale inviata ieri, sono ben note al Governo che, per non soddisfarle, ha ritenuto di togliere al Parlamento il diritto di emendare la legge di bilancio. La Legge di Bilancio 2024, infatti, spiegano Aaroi-Emac, Fassid e Fvm: "Non sblocca il tetto alle assunzioni di nuovo personale; non contiene le misure necessarie per stabilizzare i precari della Sanità; non finanzia a sufficienza i prossimi rinnovi contrattuali; non mantiene le promesse sulla valorizzazione extracontrattuale della specificità dei sanitari; non rimuove l'iniquo differimento della restituzione del TFS di chi va in pensione; favorisce la fuga dal lavoro del pubblico impiego e in particolare dal Ssn; favorisce le cooperative e aumenterà i medici gettonisti; asseconda il profitto dei grandi gruppi della sanità privata; saccheggia le future pensioni dei sanitari anche più giovani e impedisce la rivalutazione di quelle già raggiunte". "Tutte le diverse iniziative di mobilitazione messe in campo dalle sigle che compongono l'Intersindacale sono fondamentali perché finalizzate a contrastare una Manovra iniqua e irricevibile che penalizza il Ssn pubblico e il suo personale di qualsiasi età. Il mondo della sanità, gli 'eroi del Covid', il diritto alla tutela della salute che riguarda soprattutto le fasce più deboli della tanto amata 'nazione' sono un bancomat che il governo usa per fare cassa e non dover così disturbare: extraprofitti delle banche, evasori fiscali e gruppi di investitori che stanno saccheggiando la sanità pubblica spostandone la domanda e le risorse alla sanità privata e al 'privato convenzionato'". "Il mondo della sanità, gli "eroi del Covid", - proseguono - il diritto alla tutela della salute che riguarda soprattutto le fasce più deboli della tanto amata "nazione" sono un bancomat che il governo usa per fare cassa e non dover così disturbare: extraprofitti delle banche, evasori fiscali e gruppi di investitori che stanno saccheggiando la sanità pubblica spostandone la domanda e le risorse alla sanità privata e al "privato convenzionato"". La protesta già in atto da mesi continua in modo articolato e coordinato con lo sciopero del 17 Novembre di CGIL e UIL, per continuare con la Manifestazione Nazionale CISL del 25 Novembre e proseguire con lo sciopero AAROI-EMAC, FASSID (AIPAC-AUPI-SIMET-SINAFO- SNR), FVM FEDERAZIONE VETERINARI E MEDICI del 18 Dicembre. Non solo: le suddette date a loro volta si inseriscono in un calendario di proteste ancora più ampio, che riguarda molte altre Rappresentanze Sindacali di tutto il SSN e ancor più esteso a tutto il Pubblico Impiego .. 

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martedì 7 novembre 2023

COMUNICATO STAMPA ANAAO ASSOMED E CIMO-FESMED MARTEDI 5 DICEMBRE 2023 SCIOPERO NAZIONALE DI 24 ORE DEI MEDICI E DIRIGENTI SANITARI



Da anni dimostriamo senso di responsabilità ma, ancora una volta, subiamo una manovra finanziaria che penalizza chi lavora nel Servizio sanitario nazionale Roma, 7 novembre 2023 - ANAAO ASSOMED e CIMO-FESMED proclamano una prima giornata di sciopero nazionale MARTEDI 5 DICEMBRE 2023 per protestare contro la manovra economica per il 2024. «Le misure contenute nella legge di bilancio in discussione al Senato - dichiarano Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assome, e Guido Quici, Presidente Cimo-Fesmed - non sono in grado né di risollevare il Servizio sanitario nazionale dalla grave crisi in cui si trova né di soddisfare le richieste della categoria che rappresentiamo. Dalla manovra ci saremmo aspettati un intervento sull'indennità di specificità medica e sanitaria per garantire un aumento degli stipendi di tutti i dirigenti e frenare dunque la fuga dei professionisti verso l'estero e il privato, e invece si è deciso di aumentare le retribuzioni delle prestazioni aggiuntive per abbattere le liste d'attesa, misura che è destinata a non produrre risultati concreti. Ci saremmo aspettati uno sblocco, anche parziale, del tetto alla spesa per il personale sanitario e un piano straordinario di assunzioni, e invece nessuno ne fa nemmeno cenno. Ci saremmo aspettati risorse adeguate per il rinnovo dei contratti, e invece scopriamo che i 2,3 miliardi previsti sono messi a disposizione per l'intero comparto sanita, quindi briciole per tutti». «Dopo tante parole e belle intenzioni, ci saremmo dunque aspettati un vero cambio di rotta che mettesse al centro il Servizio sanitario nazionale, e invece siamo stati bersagliati dal taglio dell'assegno previdenziale compreso tra il 5% e il 25% all'anno, una stangata che colpisce circa 50.000 dipendenti. E non ci tranquillizzano le dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni da esponenti del Governo in merito a possibili modifiche parziali del provvedimento, e non alla sua completa eliminazione». «Infine, come se non bastasse, non abbiamo più notizie dei lavori della Commissione del Ministro Nordio sulla depenalizzazione dell'atto medico. Per noi questo è un aspetto fondamentale che rivendichiamo con forza perché abbiamo bisogno di restituire maggiore serenità ai medici e ridurre il ricorso alla medicina difensiva». «Al Governo chiediamo un segnale di coraggio - concludono i leader sindacali - per dare il giusto riconoscimento ai medici e dirigenti del Ssn. E per evitare il collasso della sanità che deve rimanere pubblica per garantire a tutti il diritto alla tutela della salute». «Misureremo nei prossimi giorni la reale disponibilita del Governo, non solo a parole, pronti a mitigare o inasprire la protesta anche con altre eventuali giornate di sciopero da proclamare nel rispetto della normativa vigente».

martedì 31 ottobre 2023

Sciopero

COMUNICATO STAMPA ANAAO ASSOMED E CIMO-FESMED


Manovra 2024, medici proclamano stato di agitazione e organizzano assemblee in tutta Italia


Roma 31 ottobre 2023  Gli articoli della manovra presentata alle Camere, relativi al taglio delle pensioni dei medici e al capitolo sanità, sono immutati rispetto alle bozze circolate sulla stampa negli ultimi giorni. Per questo, i sindacati ANAAO ASSOMED e CIMO-FESMED hanno proclamato formalmente lo stato di agitazione e, dopo aver condiviso con le altre organizzazioni sindacali di categoria il percorso da seguire, indiranno una giornata di sciopero nella prima data utile.

Nel frattempo, verranno organizzate in tutte le Aziende sanitarie assemblee sindacali nel corso delle quali verrà spiegato ai sanitari in procinto di andare in pensione i gravi danni causati dallamanovra: parliamo di un taglio dell'assegno pensionistico di almeno 50mila persone, che può arrivare fino ai 26.347 euro per ogni anno di pensione, per tutta la vita. 

I sindacati inviteranno dunque gli iscritti che hanno maturato i requisiti, e che subiranno una decurtazione maggiore della pensione, a presentare immediatamente la domanda di quiescenza, e di usufruire in questi ultimi giorni di lavoro di tutti i giorni di ferie accumulati nel corso degli anni di servizio. 

"Se, con questa manovra, il Governo intende spingere ulteriormente i medici ad abbandonare il Servizio sanitario nazionale, daremo con piacere loro una mano – commentano Pierino Di Silverio, Segretario ANAAO ASSOMED, e Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED -.


 E quando i pazienti che si recheranno in ospedale troveranno ancora meno professionisti a curarli, sapranno chi ritenere responsabile. Ma noi, dinanzi a questo ennesimo voltafaccia, non intendiamo restare in silenzio, e siamo costretti ad iniziare un nuovo percorso sindacale meno disponibile a collaborare con le Istituzioni".


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mercoledì 25 ottobre 2023

Crisi dei Pronto Soccorso



La crisi dei pronto soccorso rappresenta solo il sintomo più evidente di una patologia. Per guarire dalla malattia, dunque, non ci si può limitare a trattare il sintomo, ma è necessaria una cura radicale. Utilizzando questa metafora, la Federazione CIMO-FESMED, audita in mattinata dalla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati sulla situazione della Medicina d'Emergenza-Urgenza e dei Pronto soccorso in Italia, ha evidenziato dunque la necessità di riflettere sull'opportunità di una riforma del servizio di emergenza-urgenza che sia avulsa dal contesto generale in cui esso opera: al contrario, ogni proposta di riordino dei servizi di Emergenza sanitaria dovrebbe comprendere tutti i servizi integrati in filiera. Oggi, infatti, il pronto soccorso non è in crisi a causa di una sua inefficienza interna, ma poiché rappresenta il fulcro su cui si scaricano, amplificate, tutte le difficoltà dei servizi che ruotano intorno all'emergenza. L'analisi dei tagli subiti negli ultimi 10 anni da strutture e prestazioni è impietosa: 111 ospedali chiusi, 38.684 posti letto persi, 29.284 professionisti in meno nel SSN, 2,8 milioni di ricoveri ospedalieri in meno e 282,8 milioni di prestazioni non erogate sul territorio. In tale contesto di riduzione dell'offerta sanitaria, di riduzione del personale e di aumentati bisogni assistenziali che non trovano adeguata risposta, il pronto soccorso diventa allora l'unica struttura dove, in qualsiasi momento del giorno, della notte e dell'anno, nonostante le attese, il cittadino è certo di trovare una risposta al proprio bisogno di salute che, nella maggior parte dei casi, non ha il carattere dell'emergenza e dell'urgenza. È da qui, allora, che derivano le criticità denunciate quotidianamente: sovraffollamento, boarding, aumento dei tempi di attesa, delle aggressioni fisiche e giudiziarie, turni massacranti per il personale che fugge dai pronto soccorso appena ne ha la possibilità o, nel caso dei giovani medici, evita ad ogni costo di iscriversi alla Scuola di Specializzazione in Medicina d'Emergenza-Urgenza. Dunque, secondo la Federazione CIMO-FESMED (cui aderiscono ANPO-ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED) se non si rafforza la sanità territoriale garantendole gli strumenti necessari per dare risposte adeguate ai bisogni differibili dei cittadini, se non si aumenta il numero dei posti letto nei reparti ospedalieri e non si assume personale, sarà pressoché impossibile superare l'attuale crisi del pronto soccorso intervenendo unicamente in questo settore, cui va in ogni caso restituita la propria mission riattribuendo all'emergenza le proprie funzioni. Al contrario, un rafforzamento generale del Servizio sanitario nazionale porterà ad una risoluzione spontanea di molti dei fattori distorsivi che incidono oggi sull'efficienza del pronto soccorso. In ogni caso, ciò non esclude la necessità, nell'immediato, di valorizzare le risorse umane garantendo loro sicurezza, giusta retribuzione e prospettive di carriera; di prevenire le aggressioni; di riformare il percorso di formazione specialistica post-laurea; di riconoscere il lavoro in area critica come usurante e introdurre un periodo di riposo biologico al personale che opera in emergenza. A regime, infine, si propone di valutare la definizione di un IV LEA dell'intero sistema di emergenza-urgenza con finanziamento dedicato.

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lunedì 23 ottobre 2023

Multa al medico che non ha rispettato orario di lavoro in pandemia,


CIMO-FESMED: "Violenza come un'aggressione in Pronto soccorso" Il sindacato: "Siamo allibiti. Ancora una volta la responsabilità delle inefficienze della sanità ricade sui medici. E intanto in Manovra si incentivano i medici a lavorare di più per abbattere le liste d'attesa. Nei prossimi mesi dobbiamo aspettarci valanghe di sanzioni amministrative?" 
Roma, 22 ottobre 2023 - Oltre il danno la beffa. La multa di 27.100 euro ricevuta dal direttore del Pronto soccorso del Policlinico di Bari per non aver rispettato l'orario massimo di lavoro in piena emergenza pandemica lascia allibiti. Con solo 26 medici a disposizione, rispetto ai 40 previsti dalla pianta organica, cosa avrebbe dovuto fare il dottor Vito Procacci? Chiudere il Pronto soccorso e lasciar morire gran parte di coloro che in quei mesi drammatici hanno trovato una possibilità di salvezza solo in ospedali danneggiati da anni di incuria e definanziamento? E cosa devono aspettarsi, adesso, tutti quei primari che, pur di garantire i servizi, a causa della carenza di medici e infermieri sono costretti a far lavorare il personale oltre l'orario di lavoro contrattualmente previsto? Sono loro che devono essere ritenuti responsabili di queste violazioni, oppure il dito andrebbe puntato contro le mancate assunzioni causate dal permanere di un anacronistico tetto alla spesa per il personale sanitario? Ricordiamo inoltre che solo qualche giorno fa il Governo ha varato la Manovra 2024 che prevede, per l'abbattimento delle liste d'attesa, incentivi a quei medici che decideranno di rimanere in ospedale oltre il proprio orario di lavoro. Rischieranno anche loro, tra qualche mese, di ricevere una multa come quella arrivata al dottor Procacci e ad altri due suoi colleghi primari per aver lavorato troppo? L'aumento delle tariffe e la defiscalizzazione delle prestazioni aggiuntive sono forse un contributo per pagare simili sanzioni amministrative? "Ancora una volta la responsabilità dell'inefficienza della sanità ricade sui medici – commenta Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED, a cui aderiscono le sigle ANPO- ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED -. E questa multa ha in sé la stessa violenza di un pugno sferrato in Pronto soccorso da un paziente esasperato lasciato per giorni su una barella a causa dell'assenza di un posto letto disponibile o di una denuncia presentata dai parenti di un deceduto a causa di intollerabili tempi d'attesa. Solo che, questa volta, è lo Stato che scarica sui propri "eroi" la colpa dei propri errori. E questo è inaccettabile". "Se le Istituzioni non interverranno per sanare questa ingiustizia che in sé ha dell'assurdo, saremo costretti a chiedere ai nostri iscritti di non lavorare, in alcun caso, oltre il proprio orario di lavoro. E se così facendo interi reparti saranno costretti a chiudere e le liste d'attesa si allungheranno ulteriormente, i cittadini sapranno chi ritenere responsabile", conclude Quici.

mercoledì 18 ottobre 2023

Manovra



3,3 miliardi di euro in più per il Fondo sanitario nazionale per il 2024, che si aggiungono ai 2,3 miliardi già stanziati, sono senz'altro una buona notizia, che consentiranno tra l'altro, nella prossima tornata contrattuale, di finanziare aumenti considerevoli degli stipendi di medici e infermieri, anche se al di sotto del tasso inflattivo del triennio 2022-2024. Tuttavia, occorre evitare in tutti i modi che tali risorse vengano sprecate o, peggio, che si perdano tra i meandri della burocrazia e i farraginosi iter che devono superare prima di essere disponibili per le Aziende. Con ritardi che, spesso, impediscono l'utilizzo totale dei finanziamenti, come accaduto a circa i due terzi delle risorse stanziate dal Ministro Speranza, che risultano inutilizzate. La Federazione CIMO-FESMED (a cui aderiscono le sigle ANPO-ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED) ribadisce inoltre ancora una volta che puntare esclusivamente sulle attività aggiuntive dei medici non può essere la soluzione alle liste d'attesa, causate dai tagli indiscriminati alle strutture, ai posti letto, al personale e quindi all'offerta sanitaria inflitti alla sanità pubblica negli ultimi 15 anni. Se non si riaprono gli ambulatori e non si aumenta il numero di posti letto, infatti, i risultati che potranno ottenere i medici che decideranno di dedicare ancora più tempo al proprio lavoro non potranno che essere modesti. In ogni caso, bisogna fare in modo che le risorse siano realmente finalizzate al recupero dei tempi di attesa, e non siano ad esempio utilizzate per coprire i turni di servizio nei reparti dove manca il personale necessario, perché in questi casi le Aziende devono ricorrere alle risorse dei propri bilanci. Risulta quindi essenziale prevedere un rigido controllo e un monitoraggio costante del flusso e dell'utilizzo dei fondi, in primis da parte dell'AGENAS ed eventualmente della Corte dei Conti, per evitare che risorse importanti per la salute dei cittadini finiscano nel dimenticatoio.

Saluti Inviato da Gmail Mobile

nteressante Articolo !!! Toccherà in parte alle Regioni ripianare il rosso o con l'aumento delle tasse o col taglio dei servizi



 Sanità, senza coperture oltre sei miliardi (di euro) di spese: dei 5,6 miliardi del piano di Schillaci non rimangono neanche gli spiccioli… "Il prossimo anno per la sanità ci sono 5,6 miliardi in più", ha dichiarato il Ministro Schillaci nell'intervista rilasciata al nostro giornale. E i grandi numeri della manovra gli danno ragione perché ai 3,3 messi sul piatto quest'anno vanno sommati i 2,3 già stanziati dalla passata manovra. Sembra un bottino cospicuo ma non lo è. Anzi, la coperta è così coperta da lasciare scoperti oltre 6 miliardi di euro, quelli del buco per l'acquisto dei dispositivi medici recentemente denunciato dalla Corte dei Conti nella sua relazione alla Nadef. Vediamo perché, iniziando a sottrarre dal gruzzolo i soldi impegnati dalla manovra appena varata più la quota erosa dall'inflazione. Quest'ultima dal 2021 al 2024 si è mangiata qualcosa come 15,2 miliardi del fondo sanitario nazionale. Una stima che non viene da qualche centro studi privato ma dai tecnici dello stesso governo, visto che si trova riportata tra le pieghe del vecchio Def, il documento di programmazione economica poi aggiornato. Del resto il finanziamento per la sanità nel 2023 era di 131,7 miliardi e l'ipotesi più ottimistica è che l'asticella si alzi a 136 miliardi. Pur considerando che il caro vita è in frenata per il 2024 i maggiori costi supereranno come minimo i 2 miliardi. Ecco così bello che bruciato il vecchio stanziamento in più di 2,3. Veniamo ora ai 3,3 stanziati dalla manovra approvata lunedì. Di questi, si legge nel Documento programmatico inviato dal Governo a Bruxelles, i costi per il rinnovo dei contratti di medici e infermieri è salito di 200 milioni a quota 2,5 miliardi, che non basteranno comunque a coprire nemmeno lontanamente la quota di salario erosa dall'inflazione nel periodo 2021-23, gli anni in cui ha morso di più. Restano così solo 800 milioni. Di questi, come ha spiegato lo stesso ministro della Salute in audizione al Senato, 520 milioni andranno ad innalzare il tetto di spesa per i piani operativi regionali di recupero delle liste di attesa, che consentono alle regioni stesse di acquistare prestazioni al privato convenzionato. Sempre per abbattere le liste di attesa altri 280 milioni andranno a finanziare l'aumento da 60 a 100 euro per i medici e da 30 a 60 per gli infermieri dei compensi delle ore di straordinario impiegate sempre per recuperare l'arretrato. Ecco così esaurito il restante tesoretto di 800milioni. Restano scoperti i 360 milioni per pagare sempre al privato i nuovi Lea, i livelli essenziali di assistenza che entreranno in vigore il 1° gennaio prossimo e che ricomprendono anche la procreazione medicalmente assistita e le cure per diverse malattie rare. Ma da coprire c'è soprattutto la voragine da 6 miliardi di euro apertasi nei conti di Asl e ospedali nel quadriennio 2019-23 per i dispositivi medici, cose che vanno dalle sofisticare Tac e risonanze alle più economiche siringhe. E su come turare la falla non c'è cenno in manovra. Il dispositivo in vigore del cosiddetto payback prevede che metà dello sforamento del tetto di spesa, giudicato unanimemente sottostimato, vada coperto dalle regioni e metà dalle aziende produttrici. Che però stanno invadendo i Tar di ricorsi già solo per il miliardo relativo al quadriennio 2015-18. Figuriamoci se sono intenzionate a sopportare un salasso di triplo valore e che metterebbe a tappeto parecchie di loro. Soprattutto le più piccole, che in alcuni casi si sono viste presentare un conto persino più alto del loro fatturato. Non a caso il Presidente di Confindustria dispositivi medici, Massimiliano Boggetti, ha già dato l'allarme, paventando il rischio "che il comprato possa non fornite più tecnologie mediche tra 15 giorni", visto che a fra un mese scede il termine per pagare la prima tranche dei debiti pregressi. Ecco dunque superati ampiamente i 6 miliardi di buco. Che toccherà alle Regioni turare, alzando le tasse locali o tagliando i servizi.

Saluti Inviato da Gmail Mobile

Toccherà in parte alle Regioni ripianare il rosso o con l'aumento delle tasse o col taglio dei servizi PAOLO RUSSO�� La STAMPA



 Sanità, senza coperture oltre sei miliardi (di euro) di spese: dei 5,6 miliardi del piano di Schillaci non rimangono neanche gli spiccioli…

"Il prossimo anno per la sanità ci sono 5,6 miliardi in più", ha dichiarato il Ministro Schillaci nell'intervista rilasciata al nostro giornale. E i grandi numeri della manovra gli danno ragione perché ai 3,3 messi sul piatto quest'anno vanno sommati i 2,3 già stanziati dalla passata manovra. Sembra un bottino cospicuo ma non lo è. Anzi, la coperta è così coperta da lasciare scoperti oltre 6 miliardi di euro, quelli del buco per l'acquisto dei dispositivi medici recentemente denunciato dalla Corte dei Conti nella sua relazione alla Nadef.
Vediamo perché, iniziando a sottrarre dal gruzzolo i soldi impegnati dalla manovra appena varata più la quota erosa dall'inflazione. Quest'ultima dal 2021 al 2024 si è mangiata qualcosa come 15,2 miliardi del fondo sanitario nazionale. Una stima che non viene da qualche centro studi privato ma dai tecnici dello stesso governo, visto che si trova riportata tra le pieghe del vecchio Def, il documento di programmazione economica poi aggiornato. Del resto il finanziamento per la sanità nel 2023 era di 131,7 miliardi e l'ipotesi più ottimistica è che l'asticella si alzi a 136 miliardi. Pur considerando che il caro vita è in frenata per il 2024 i maggiori costi supereranno come minimo i 2 miliardi. Ecco così bello che bruciato il vecchio stanziamento in più di 2,3.

Veniamo ora ai 3,3 stanziati dalla manovra approvata lunedì. Di questi, si legge nel Documento programmatico inviato dal Governo a Bruxelles, i costi per il rinnovo dei contratti di medici e infermieri è salito di 200 milioni a quota 2,5 miliardi, che non basteranno comunque a coprire nemmeno lontanamente la quota di salario erosa dall'inflazione nel periodo 2021-23, gli anni in cui ha morso di più.
Restano così solo 800 milioni. Di questi, come ha spiegato lo stesso ministro della Salute in audizione al Senato, 520 milioni andranno ad innalzare il tetto di spesa per i piani operativi regionali di recupero delle liste di attesa, che consentono alle regioni stesse di acquistare prestazioni al privato convenzionato. Sempre per abbattere le liste di attesa altri 280 milioni andranno a finanziare l'aumento da 60 a 100 euro per i medici e da 30 a 60 per gli infermieri dei compensi delle ore di straordinario impiegate sempre per recuperare l'arretrato. Ecco così esaurito il restante tesoretto di 800milioni. Restano scoperti i 360 milioni per pagare sempre al privato i nuovi Lea, i livelli essenziali di assistenza che entreranno in vigore il 1° gennaio prossimo e che ricomprendono anche la procreazione medicalmente assistita e le cure per diverse malattie rare.

Ma da coprire c'è soprattutto la voragine da 6 miliardi di euro apertasi nei conti di Asl e ospedali nel quadriennio 2019-23 per i dispositivi medici, cose che vanno dalle sofisticare Tac e risonanze alle più economiche siringhe. E su come turare la falla non c'è cenno in manovra. Il dispositivo in vigore del cosiddetto payback prevede che metà dello sforamento del tetto di spesa, giudicato unanimemente sottostimato, vada coperto dalle regioni e metà dalle aziende produttrici. Che però stanno invadendo i Tar di ricorsi già solo per il miliardo relativo al quadriennio 2015-18. Figuriamoci se sono intenzionate a sopportare un salasso di triplo valore e che metterebbe a tappeto parecchie di loro. Soprattutto le più piccole, che in alcuni casi si sono viste presentare un conto persino più alto del loro fatturato.

Non a caso il Presidente di Confindustria dispositivi medici, Massimiliano Boggetti, ha già dato l'allarme, paventando il rischio "che il comprato possa non fornite più tecnologie mediche tra 15 giorni", visto che a fra un mese scede il termine per pagare la prima tranche dei debiti pregressi. Ecco dunque superati ampiamente i 6 miliardi di buco. Che toccherà alle Regioni turare, alzando le tasse locali o tagliando i servizi.

Inviato da Mauro Marziali

lunedì 16 ottobre 2023

Liste di attesa

La strategia del governo per abbattere le liste d'attesa "è del tutto inadeguata. Basta vedere cosa è successo negli anni passati con simili strategie, che si sono rivelate inefficaci": così ha commentato Guido Quici, presidente del sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed, a cui aderiscono le sigle Anpo-Ascoti, Cimo, Cimop e Fesmed. Lo scrive lo stesso sindacato in una nota. E' una manovra, osserva Quici, nella quale "per la sanità forse ci sono più soldi, ma non ci sono idee innovative capaci di risolvere un problema destinato a protrarsi nel tempo. Senza azioni coraggiose, che prevedano una riforma complessiva del Servizio sanitario nazionale e una revisione del rapporto tra territorio e ospedali, non vedremo alcun risultato tangibile". Per Quici è "inaccettabile continuare a chiedere ulteriori sforzi e impegno al personale sanitario dipendente, già stremato da condizioni di lavoro insostenibili, per garantire più prestazioni e quindi accorciare i tempi di attesa. Pensare che il premio di una defiscalizzazione delle prestazioni aggiuntive possa indurre i medici a lavorare ancora di più e a sacrificare in misura ancora maggiore la propria vita privata è pura illusione".

Inviato da Mauro Marziali

venerdì 29 settembre 2023

COMUNICA STAMPA CONTRATTO


 

Quici (CIMO): «Siamo soddisfatti. Colmate lacune create dal contratto vigente e sanciti principi fondamentali che ci consentiranno di fare ulteriori passi avanti nel CCNL 2022-2024». Catalini (FESMED): «Contratto atteso da quasi tre anni. Miglioreranno le condizioni di lavoro»

 

Roma, 28 settembre 2023 – Dopo mesi di trattativa, tutte le organizzazioni sindacali che rappresentano circa 135.000 medici, veterinari e dirigenti sanitari hanno firmato il contratto collettivo nazionale di lavoro2019-2021. Sono previsti aumenti medi pari a circa 150 euro lordi al mese e sono state introdotte numerose novità nella parte normativa del contratto, che consentiranno di migliorare le condizioni di lavoro all’interno delle strutture sanitarie. 

 

«Ci riteniamo soddisfatti dei risultati ottenuti nel corso della trattativa – commenta Guido Quici, Presidente CIMO – ma ci sono senz’altro alcuni aspetti che dovranno essere ancora perfezionati, come l’orario di lavoro. Sono però stati sanciti alcuni principi essenziali che ci consentiranno, nel CCNL 2022-2024, di fare ulteriori passi avanti per andare incontro alle esigenze dei medici e valorizzare al meglio il loro ruolo».

 

«Oggi è un giorno importante per i medici e i dirigenti sanitari, che aspettavano questo contratto da quasi tre anni – dichiara Giambattista Catalini, Presidente FESMED -. Anni in cui abbiamo dovuto affrontare l’emergenza Covid, turni di lavoro infiniti causati dalla carenza di personale e livelli di stress senza precedenti. Siamo convinti che questo contratto consenta di migliorare le condizioni di lavoro negli ospedali e di armonizzare la vita professionale con quella privata e familiare, con la speranza di porre un freno alla fuga dei professionisti dalla sanità pubblica. Avremmo potuto fare di più? Sicuramente, ma per questo CCNL abbiamo ottenuto il massimo possibile. Ora bisognerà iniziare a lavorare in vista del contratto 2022-2024».

 

 

Ecco le principali novità previste dal contratto:


• È stato eliminato l’articolo che consentiva alle aziende sanitarie di chiedere ai medici di lavorare gratuitamente per un numero illimitato di ore oltre le 38 a settimana previste da contratto, in virtù di una retribuzione di risultato irrisoria (in media 3mila € lordi l’anno). Quindi, viene sancito il principio per cui tutte le ore eccedenti l’orario di lavoro debbano essere recuperate o, in caso di impossibilità, retribuite.
• È stato posto un tetto massimo ai turni notturni (non più di 5) e/o di pronte disponibilità (non più di 10) che potranno essere richiesti a ciascun dirigente al mese. In ogni caso, la somma mensile di notti e pronte disponibilità non può essere superiore a 12.
• La sede di lavoro sarà definita con precisione nel contratto individuale: ai medici quindi non sarà più richiesto di effettuare turni in strutture distanti anche decine di chilometri tra loro.
• Le aziende sanitarie saranno obbligate a dare gli incarichi professionali e gestionali a tutti i dirigenti.
• I fondi contrattuali vengono blindati e dovranno essere utilizzati integralmente entro l’anno per le finalità previste. Dunque non sarà più possibile spostare risorse da un fondo all’altro come fatto finora, pagando ad esempio gli straordinari dei medici con i soldi destinati agli avanzamenti di carriera dei medici stessi.
• Gli aumenti previsti sono pari al 3,78% (come per tutto il personale della Pubblica amministrazione): in media ogni medico guadagnerà circa 150 euro lordi in più al mese. Inoltre verranno pagati tutti gli arretrati, pari mediamente a circa 10.800 euro lordi.
• Sono state migliorate nettamente le relazioni sindacali, ridando centralità al ruolo dei rappresentanti dei dirigenti all’interno delle aziende.
• Migliorato anche il patrocinio legale: in caso di contenzioso il medico potrà scegliere un avvocato di fiducia previa autorizzazione dell’azienda, ma un eventuale diniego dovrà essere motivato. 

mercoledì 27 settembre 2023

contratto

ANAAO ASSOMED e CIMO-FESMED, le principali organizzazioni sindacali dei medici e dei dirigenti sanitari, apprezzano l’intenzione annunciata dal Governo di intervenire sulle retribuzioni dei camici bianchi attraverso misure di defiscalizzazione. Tuttavia, ritengono che per dare un vero riconoscimento a tutta la categoria dei medici e dei dirigenti sanitari occorra defiscalizzare le indennità di specificità medica e sanitaria che riguardano trasversalmente tutti i professionisti, e non le prestazioni aggiuntive, come invece sembra essere intenzionato a fare il Governo. I sindacati infatti respingono il principio secondo il quale, per ottenere un vantaggio fiscale, ai medici, già sfiancati da turni massacranti e in burnout, sia richiesto di lavorare oltre il proprio orario di lavoro.

Prima di parlare di defiscalizzazione del lavoro straordinario, che spesso non viene nemmeno pagato, bisogna intervenire sul lavoro ordinario, schiacciato da una pressione fiscale pari al 43%, che rende sempre più appetibile per i professionisti lavorare a gettone, nelle strutture private o all’estero. La grave fuga di personale dagli ospedali è infatti causata, oltre che da condizioni di lavoro insostenibili, da stipendi ben lontani da quanto offerto dal mercato privato e da altri Paesi. Ed è evidente che gli aumenti del 3,78% previsti dal rinnovo del contratto di lavoro attualmente in discussione presso l’Aran, relativo al triennio 2019-2021, non siano sufficienti a recuperare la perdita di potere d’acquisto registrata in questi anni, in cui l’inflazione ha raggiunto l’8,7%.

«Chiediamo - dichiarano Pierino Di Silverio, Segretario ANAAO ASSOMED, e Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED – che nella prossima Manovra il ruolo coperto da medici e dirigenti sanitari nella società sia ricordato e adeguatamente riconosciuto. È, questo, l’unico modo per evitare il collasso della sanità pubblica e garantire a tutti il diritto alla tutela della salute».

Rinnovo contratto

ANAAO ASSOMED e CIMO-FESMED, le principali organizzazioni sindacali dei medici e dei dirigenti sanitari, apprezzano l'intenzione annunciata dal Governo di intervenire sulle retribuzioni dei camici bianchi attraverso misure di defiscalizzazione. Tuttavia, ritengono che per dare un vero riconoscimento a tutta la categoria dei medici e dei dirigenti sanitari occorra defiscalizzare le indennità di specificità medica e sanitaria che riguardano trasversalmente tutti i professionisti, e non le prestazioni aggiuntive, come invece sembra essere intenzionato a fare il Governo I sindacati infatti respingono il principio secondo il quale, per ottenere un vantaggio fiscale, ai medici, già sfiancati da turni massacranti e in burnout, sia richiesto di lavorare oltre il proprio orario di lavoro.

Prima di parlare di defiscalizzazione del lavoro straordinario, che spesso non viene nemmeno pagato, bisogna intervenire sul lavoro ordinario, schiacciato da una pressione fiscale pari al 43%, che rende sempre più appetibile per i professionisti lavorare a gettone, nelle strutture private o all'estero. La grave fuga di personale dagli ospedali è infatti causata, oltre che da condizioni di lavoro insostenibili, da stipendi ben lontani da quanto offerto dal mercato privato e da altri Paesi. Ed è evidente che gli aumenti del 3,78% previsti dal rinnovo del contratto di lavoro attualmente in discussione presso l'Aran, relativo al triennio 2019-2021, non siano sufficienti a recuperare la perdita di potere d'acquisto registrata in questi anni, in cui l'inflazione ha raggiunto l'8,7%.

«Chiediamo - dichiarano Pierino Di Silverio, Segretario ANAAO ASSOMED, e Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED – che nella prossima Manovra il ruolo coperto da medici e dirigenti sanitari nella società sia ricordato e adeguatamente riconosciuto. È, questo, l'unico modo per evitare il collasso della sanità pubblica e garantire a tutti il diritto alla tutela della salute».

Inviato da Mauro Marziali

giovedì 31 agosto 2023

Analisi Cimo: personale Ssn, nel 2021 -601 medici ma più amministrativi. Quici: «Incrementi Covid subito archiviati, invertire la rotta a partire dalla manovra»



 come se in Italia il Covid non fosse mai esistito. Complici il tetto di spesa sul personale sanitario che impedisce di assumere, la fuga dei medici dalle condizioni di lavoro esasperanti che si riscontrano negli ospedali e la scelta politica di prediligere i "gettonisti" ai dipendenti, ci troviamo dinanzi a uno scenario preoccupante, che spiega le ragioni per cui in tutto il Paese i cittadini accedono ai servizi con estrema difficoltà». Così Guido Quici, Presidente del sindacato dei medici Cimo-Fesmed commenta ilrapporto "Personale delle Asl e degli Istituti di ricovero pubblici ed equiparati" , pubblicato dal ministero della Salute nei giorni scorsi. Da Cimo-Fesmed rilevano che "è bastato solo un anno per annullare l'effetto delle assunzioni straordinarie di medici fatte in piena emergenza Covid. Se infatti nel 2020, nel Ssn lavoravano 776 medici in più rispetto al 2019 (+0,76%), nel 2021 ne risultavano 601 in meno rispetto al 2020 (-0,58%), per cui tra il 2019 e il 2021 l'aumento di camici bianchi registrato nella sanità pubblica è stato pari a un misero +0,17%, che corrisponde a 175 professionisti su un totale di 102.491". Numeri cui "fa da contraltare l'aumento tra 2019 e 2021 - sottolineano ancora dal sindacato - degli avvocati (+15,3%), degli ingegneri (+9,5%) e dei direttori amministrativi (+7,1%) dipendenti del Ssn".
Secondo Quici «invece di investire sui sanitari si preferisce assumere altre figure professionali, sintomo di un sistema sempre più burocratizzato e amministrato che vicino ai bisogni di salute dei pazienti, per i quali l'offerta sanitaria risulta sempre più ridotta. Basti guardare all'aumento dei direttori amministrativi, in evidente contrasto con il taglio del 33% delle unità operative complesse e del 48% delle unità operative semplici che si è verificato negli ultimi dieci anni». E «in assenza di una rivisitazione delle priorità e di un investimento strutturale sul Ssn a partire dalla prossima legge di Bilancio, questi dati sono destinati a peggiorare drasticamente nei prossimi anni – aggiunge Quici -. Ma oltre alle risorse occorrono standard di riferimento corretti: per questo continueremo a monitorare il lavoro dell'Agenas sul fabbisogno di personale sanitario e, come fatto nei mesi scorsi, a proporre dei miglioramenti significativi per scongiurare il rischio di un'ulteriore contrazione del numero di professionisti previsto in ogni struttura», conclude.

Anaao Assomed e CIMO-FESMED, i principali sindacati dell��area, hanno consegnato all’Aran delle proposte congiunte che, in caso di accoglimento, consentiranno di arrivare rapidamente alla firma di un accordo molto atteso dalla categoria.

I nodi fondamentali da sciogliere sono gli stessi che hanno portato le sigle a non accettare il testo proposto a luglio e a rimandare la discussione a settembre: in primis l'orario di lavoro ed i fondi contrattuali, ma anche il servizio fuori sede, la rappresentatività ed il patrocinio legale. 
Se si vuole tentare di frenare la fuga dei professionisti dalla sanità pubblica, infatti, occorre migliorare le condizioni di lavoro e la qualità della vita di medici e dirigenti sanitari, impedendo alle Aziende di pretendere gratuitamente centinaia di migliaia di ore di lavoro extra-orario, anche attraverso l'utilizzo improprio delle risorse stanziate per ciascun fondo contrattuale. 
Aspetti che assumono un'importanza ancor più strategica alla luce delle anticipazioni sulla prossima manovra finanziaria, che non solo continuerà ad ignorare la grande crisi del Servizio sanitario nazionale negando i 4 miliardi necessari a garantirne la sopravvivenza, ma che non sarà nemmeno in grado di adeguare all'inflazione gli stipendi dei dipendenti della Pubblica amministrazione nei contratti relativi al triennio 2022-2024. 
«Considerato il clima positivo in cui si è svolta l'ultima riunione in Aran e tenendo presente l'ampia disponibilità dimostrata più volte dalla controparte – dichiarano Pierino Di Silverio, Segretario ANAAO-ASSOMED e Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED -, siamo certi che giungeremo rapidamente ad un accordo che soddisfi le esigenze dei professionisti. In caso contrario continueremo in ogni sede possibile, a partire dal tavolo Aran, il nostro percorso sindacale affinché i diritti dei medici e dei dirigenti sanitari, da troppo tempo ignorati, vengano finalmente riconosciuti e rispettati».

Inviato da Mauro Marziali

mercoledì 30 agosto 2023

Anaao Assomed e CIMO-FESMED, i principali sindacati dell’area, hanno consegnato all’Aran delle proposte congiunte che, in caso di accoglimento, consentiranno di arrivare rapidamente alla firma di un accordo molto atteso dalla categoria.

Anaao Assomed e CIMO-FESMED, i principali sindacati dell’area, hanno consegnato all’Aran delle proposte congiunte che, in caso di accoglimento, consentiranno di arrivare rapidamente alla firma di un accordo molto atteso dalla categoria. I nodi fondamentali da sciogliere sono gli stessi che hanno portato le sigle a non accettare il testo proposto a luglio e a rimandare la discussione a settembre: in primis l’orario di lavoro ed i fondi contrattuali, ma anche il servizio fuori sede, la rappresentatività ed il patrocinio legale. 
Se si vuole tentare di frenare la fuga dei professionisti dalla sanità pubblica, infatti, occorre migliorare le condizioni di lavoro e la qualità della vita di medici e dirigenti sanitari, impedendo alle Aziende di pretendere gratuitamente centinaia di migliaia di ore di lavoro extra-orario, anche attraverso l’utilizzo improprio delle risorse stanziate per ciascun fondo contrattuale. 
Aspetti che assumono un’importanza ancor più strategica alla luce delle anticipazioni sulla prossima manovra finanziaria, che non solo continuerà ad ignorare la grande crisi del Servizio sanitario nazionale negando i 4 miliardi necessari a garantirne la sopravvivenza, ma che non sarà nemmeno in grado di adeguare all’inflazione gli stipendi dei dipendenti della Pubblica amministrazione nei contratti relativi al triennio 2022-2024. 
«Considerato il clima positivo in cui si è svolta l’ultima riunione in Aran e tenendo presente l’ampia disponibilità dimostrata più volte dalla controparte – dichiarano Pierino Di Silverio, Segretario ANAAO-ASSOMED e Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED -, siamo certi che giungeremo rapidamente ad un accordo che soddisfi le esigenze dei professionisti. In caso contrario continueremo in ogni sede possibile, a partire dal tavolo Aran, il nostro percorso sindacale affinché i diritti dei medici e dei dirigenti sanitari, da troppo tempo ignorati, vengano finalmente riconosciuti e rispettati».

lunedì 24 luglio 2023

COMUNICATO STAMPA

                 

                                      COMUNICATO STAMPA
Contratto medici, CIMO irremovibile su orario di lavoro e corretto utilizzo dei fondi
Il Presidente del sindacato dei medici Guido Quici: «Ottenuto qualche risultato
positivo, ma non ci sono ancora le condizioni per chiudere. Troppi i nodi da
sciogliere. Attendiamo testo su parte economica e risposte su ore di lavoro
regalate»


Roma, 24 luglio 2023 - «Non ci sono ancora le condizioni per chiudere il contratto dei
medici». A ribadirlo, alla vigilia di un nuovo incontro in Aran, è il Presidente CIMO Guido
Quici. «Occorre lavorare ancora molto per arrivare ad un accordo sul numero massimo di
pronte disponibilità e di guardie notturne, che minano la qualità della vita dei
professionisti, e sulla retribuzione del lavoro extra-orario. Ci sono numerosi aspetti che
non sono stati affrontati, come l'intramoenia, gli specializzandi, la mobilità, l'aspettativa, il
tema del patrocinio legale e il servizio fuori sede, che al momento obbligherebbe i medici
a vagare tra diverse strutture ospedaliere distanti anche decine di chilometri».
«Senza aver ricevuto alcun testo – prosegue Quici –, abbiamo iniziato la discussione
sulla parte economica, tuttavia al momento limitata agli incrementi contrattuali e senza
conoscere la vera entità dei fondi. Non sappiamo in che modo verrà finanziata una nuova
indennità che si intende istituire per i dirigenti sanitari, ovvero l'indennità di specificità
sanitaria, se non grazie all'ennesimo contributo di solidarietà di medici e veterinari. Non
sappiamo se la possibilità di utilizzare in modo improprio i fondi contrattuali sarà
confermata o meno nel nuovo testo».
«È indubbio che, anche grazie al contributo del lavoro instancabile dei tecnici della CIMO
e alla disponibilità dimostrata dall'Aran, nelle ultime settimane siano stati ottenuti alcuni
risultati positivi; ma a poco serviranno se le Regioni non intendono sciogliere i veri nodi
della trattativa: non abbiamo alcuna intenzione di continuare a regalare ore di lavoro né di
utilizzare i nostri fondi contrattuali per finalità diverse. CIMO, su questi due punti, sarà
irremovibile», conclude.

venerdì 7 luglio 2023

Medici senza Concorso

Il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha annunciato di voler assumere medici senza concorso, valutando esclusivamente il curriculum degli aspiranti dipendenti del Servizio sanitario pugliese, per far fronte ad una carenza di personale sanitario che nella Regione risulta particolarmente grave. Una proposta accolta con sconcerto e incredulità dal sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED: «È la Costituzione a sancire il principio per cui nella pubblica amministrazione si accede mediante concorso – dichiara Guido Quici, Presidente nazionale della Federazione CIMO-FESMED -. Una norma sacrosanta per garantire il rispetto della trasparenza e della meritocrazia nelle procedure di selezione, che in questo modo verrebbero altamente compromesse. E ne è consapevole Emiliano stesso, che non a caso ha parlato di "misura estrema al limite della formalità giuridica"».

«Vorremmo far presente al Presidente della Regione che non sono le procedure concorsuali a far scappare i medici dagli ospedali pugliesi – aggiunge -. È la precarietà che li allontana; sono le condizioni di lavoro costantemente ai limiti che li spingono nel privato; sono gli stipendi non competitivi rispetto al resto d'Europa che li portano a cercare lavoro all'estero o nelle cooperative, dove bastano tre turni di lavoro per guadagnare più di quanto guadagna un dipendente; è l'attuale contratto collettivo di lavoro nazionale che rende i professionisti prigionieri degli ospedali, ed il prossimo rischia di essere addirittura peggiore di quello vigente, considerate le bozze presentate nella trattativa in corso per il rinnovo del CCNL».

«Ci auguriamo che questa proposta sia solo una provocazione, e che si inizi invece a lavorare per risolvere le vere cause della fuga dei medici dalla sanità pubblica. A partire dal rinnovo di un contratto di lavoro realmente migliorativo che la Puglia e le Regioni dovrebbero sostenere in seno al Comitato di settore della Conferenza delle Regioni», 

Guido Quici.

lunedì 3 luglio 2023

I: Comunicato stampa rinnovo CCNL

COMUNICATO STAMPA

 

Rinnovo contratto medici, CIMO si prepara alla mobilitazione

Il Presidente del sindacato Guido Quici: «Ci chiedono di lavorare di più e in condizioni peggiori, mettendo in pericolo la tutela della salute. La fuga dagli ospedali è un'emergenza nazionale. È così che si intende frenarla?»

 

Roma, 30 giugno 2023 – Il sindacato dei medici CIMO si prepara alla mobilitazione e incontrerà i propri iscritti per far conoscere loro le implicazioni dell'ultima bozza del contratto collettivo nazionale che si sta discutendo in Aran. Dopo cinque mesi di trattativa, infatti, sono state accolte solo alcune richieste dei sindacati, peggiorando al contempo la formulazione di altri articoli più rilevanti. Emerge dunque con chiarezza la direzione che si intende dare alla contrattazione e al futuro dei medici dipendenti e del servizio sanitario pubblico: nonostante i numerosi tentativi di mediazione dell'Aran, le Regioni, che hanno realmente in mano il pallino e sono alle prese con una grave carenza di personale sanitario, pur di garantire i servizi intendono far lavorare di più e in condizioni peggiori i pochi camici bianchi rimasti, inficiando la qualità delle cure e incentivando la fuga dagli ospedali verso il privato e le cooperative.

Per fare alcuni esempi: nonostante il testo sancisca la volontà di migliorare "l'armonizzazione della vita privata e familiare" dei medici, di fatto la nuova formulazione dell'orario di lavoro non elimina il rischio di dover lavorare senza limiti orari per il raggiungimento degli obiettivi aziendali, prevedendo, per le ore eccedenti, una retribuzione attraverso il fondo di risultato che vale in media 3.000 € l'anno, pari a circa 57 € a settimana. In concreto nulla di diverso rispetto a quanto previsto dal testo vigente che ha svuotato gli ospedali. Basti pensare che per un turno di 12 ore un medico a gettone può guadagnare fino a 1.700 euro.

Inoltre, l'eccessivo numero di guardie notturne e festive e di pronte disponibilità impedisce una reale continuità assistenziale, rallenta la normale attività di elezione nei reparti e penalizza la crescita professionale dei giovani medici, che rischiano di essere relegati a guardiani di posti letto.

Viene introdotta la possibilità che un direttore di dipartimento possa delegare alcune delle proprie funzioni da primario ad un medico di un altro reparto, determinando il rischio che ad esempio alcuni compiti del primario di pneumologia siano affidati ad un gastroenterologo.

Viene poi istituito il servizio fuori sede, per cui un medico che lavora in una azienda composta da diversi presidi potrà essere chiamato, senza alcun preavviso, a prestare la propria attività in uno di essi, che può essere distante anche decine di chilometri dalla propria sede di lavoro. Si introduce così la figura del medico itinerante.  

«La nostra non è una mera rivendicazione di categoria, perché la sempre più evidente carenza di medici negli ospedali è un'emergenza nazionale che mette in pericolo la tutela della salute dei cittadini – dichiara Guido Quici, Presidente CIMO -. Considerata l'unanime volontà politica di frenare, a parole, la fuga dagli ospedali, ci siamo illusi che il rinnovo del contratto potesse rappresentare uno strumento utile a rendere gli ospedali nuovamente attrattivi. L'attuale bozza invece va nella direzione contraria rispetto a quella prospettata dal Ministro della Salute Orazio Schillaci, che più volte ha dichiarato di voler migliorare le condizioni di lavoro del personale sanitario, e a cui chiediamo un sostegno. CIMO continuerà a partecipare alla trattativa con l'obiettivo di ottenere un miglioramento sostanziale del testo», conclude Quici. 

 


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lunedì 3 aprile 2023

INFORMATIVA APRILE 2023

Presidente CIMO-FESMED Toscana

Dr. Lorenzo Preziuso

                                 

Cari colleghi

Una serie di novità importanti, tra cui:

-          contratto

-          incrementi della Produttività Aggiuntiva,

-          stabilizzazione del personale,

-          pronto soccorso

-          controllo e blocco della libera professione.

-          Specializzandi, incarichi

-          Medici gettonisti

-          aggressioni

Procede a rilento la trattativa sul rinnovo contrattuale, si stanno affrontando al momento questioni normative, come modifiche o soppressione dell'organismo paritetico, incarichi di altissima professionalità. Non ci sono grandi aspettative dal punto di vista economico, con incrementi stipendiali marginali, inferiori al 4 %, che si andrebbero ad aggiungere ad alcuni incrementi legislativi.

Decreto mille proroghe:argomenti: a) stabilizzazione personale assunto nel periodo pandemico, b) assunzione specializzandi, c) ECM d) Incremento importo Produttività Aggiuntiva per smaltimento liste d'attesa. L'applicazione di quest'ultimo articolo sull'incremento degli importi della P.A (che potrete leggere in allegato) è stato oggetto del confronto sindacale regionale del 27 marzo;

L'importo orario tornerà a 80€/ora lordi, e verranno conguagliate le prestazioni che da gennaio erano state pagate a 60 € fino ad esaurimento degli importi stanziati.

L'importo complessivo per la P.A. finalizzata allo smaltimento delle liste d'attesa in Toscana è inferiore (23 milioni) rispetto al precedente emanato per i ritardi nelle prestazioni del periodo covid (31,5 mln). La somma destinata alle prestazioni ambulatoriali (diagnostica e visite specialistiche) è di 13 milioni, l'importo per gli interventi chirurgici 10 milioni. E' data facoltà alle azienda di spostare somme da prestazioni ambulatoriali a interventi e viceversa. Il confronto prevedeva condivisione con le OO.SS. dei criteri di ripartizione tra le varie aziende. E' stato deciso di premiare con maggiore attribuzione all'USL che avesse dimostrato maggiori capacità di utilizzo delle risorse di P.A. Per gli interventi chirurgici sono state utilizzate l'87,7% delle risorse.  Nel confronto tra interventi eseguiti in toscana nel 2018 e quelli del 2022, risultano ancora da recuperare  18.000 interventi. Per le prestazioni ambulatoriali utilizzato il 97%. In entrambe le tipologie vi sono state ampie variazioni di utilizzo delle risorse e capacità d smaltimento delle liste d'attesa.

Ho contestato l'utilizzo del dato acritico del numero di prestazioni effettuate e capacità di utilizzo della P.A., in quanto tale dato dovrebbe essere rapportato alle dotazioni di organico e risorse strumentali disponibili, della possibilità di migliorare tali risorse e quindi di poter effettuare un maggior numero di prestazioni se fossero reintegrate. Ho inoltre contestato l'assenza di un impegno per verifica dell'appropriatezza degli esami richiesti. Molti risultano inappropriati, utilizzati dai MMG in alternativa a una visita specialistica nel tentativo di giungere a una diagnosi senza un parere specialistico. Riteniamo inoltre che non sia adeguatamente utilizzata per lo smaltimento delle liste d'attesa la Libera Professione, che invece viene contrastata. In ogni caso è evidente che un maggior offerta di visite specialistiche comunque effettuate (regime istituzionale, P.A., libera professione) potrebbe abbattere la spesa inappropriata di diagnostica pesante (RMN, TC ecc).

Già citato, troverete indicazioni regionali sul governo delle liste d'attesa e importanti previsioni come il possibile blocco della libera professione e il  monitoraggio delle attività libero-professionali:

"In caso di superamento del rapporto tra l'attività in libera professione e in istituzionale sulle prestazioni erogate le aziende devono attuare il blocco dell'attività libero professionale, fatta salva l'esecuzione delle prestazioni già prenotate"

Tale disposizione, pur contenuta in precedenti leggi regionali che richiamano norme nazionali, è già stata da me ampiamente contestata nel merito e nelle modalità con il direttore Gelli; inoltre viste alcune iniziative intraprese in alcune USL di voler monitorare le prestazioni di ogni medico rese in Libera professione per paragonarle numericamente con quelle rese in regime istituzionale, ho dato mandato al prof Scheggi di valutare la possibilità di intervento su tale disposizione.

 

D.L. 30 marzo 2023 n. 34 (Decreto bollette) dettagli su:

a)regolamentazione dei medici gettonisti; Reinternalizzazione dei servizi appaltati. Assunzione  personale sanitario gettonista .

b)Incremento della tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive per l'emergenza

c) Misure per il personale dei servizi di emergenza-urgenza (sanatoria) , medici in formazione specialistica incarichi

d)possibilità di chiedere la trasformazione del rapporto di lavoro da orario pieno a orario ridotto o parziale, per i medici in età di pensione anticipata.

e) inasprimento delle pene per aggressione al personale sanitario

Il decreto non ha trovato approvazione dei sindacati

Seguirà a breve la delibera regionale e per l'emergenza e le contestazioni effettuate, nonché integrazioni su delibere e attività delle Aziende.

Colgo l'occasione di porgere a tutti voi e alle vostre famiglie i migliori Auguri per le Festività Pasquali

Lorenzo Preziuso Presidente Federazione Cimo FESMED della Toscana.

 


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