venerdì 24 gennaio 2020

Povero 118 e Povero PS


La Nazione 

Firenze, 24 gennaio 2020 -  Stop al servizio di guardia medica notturna da mezzanotte alle otto del mattino. La continuità assistenziale sarà garantita sulle 16 ore. Per le urgenze, durante la notte, ci si dovrà rivolgere al 118 o al pronto soccorso. Il motivo? E' fallita, per mancanza di fondi, la grande riorganizzazione della medicina territoriale che prevedeva la realizzazione delle Case della salute, ovvero gli studi che avrebbero dovuto riunire sotto uno stesso tetto vari medici di famiglia, organizzati secondo un modello di assistenza continua al paziente, con servizi infermieristici e di assistenza amministrativa.
 

Nel frattempo, la carenza di medici di medicina generale sul territorio comincia a farsi sentire in maniera piuttosto pesante. Il problema di fondo è che mancano i medici per coprire i turni del servizio territoriale di guardia medica. Già nel 2019 alcuni turni sono rimasti scoperti per la ristrettezza del personale a disposizione e nel 2020 la situazione è destinata a peggiorare.
Per questa ragione, in attesa dell'accordo collettivo nazionale che fornirà la cornice per stringere accordi integrativi regionali l'Asl Toscana Centro è pronta a far partire una sperimentazione nei territori di competenza, ovvero Firenze, Empoli, Prato e Pistoia.


Come sarà riorganizzato il servizio? "Abbiamo fatto uno studio sull'utilizzo della continuità assistenziale e ci siamo resi conto che da mezzanotte alle otto le guardie mediche in media facevano mezza visita a turno – spiega il segretario provinciale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), Vittorio Boscherini –. Avendo una carenza significativa di medici che non ci consentirebbe di coprire i turni, abbiamo chiesto all'Asl Toscana centro di eliminare il servizio da mezzanotte alle otto del mattino, mantenendolo unicamente nei paesi dove non ci sono ospedali né presidi ospedalieri nelle vicinanze". In pratica da mezzanotte alle otto del mattino per le urgenze ci si dovrà rivolgere al 118. "La Fimmg ha concordato la misura mercoledì scorso e il 5 febbraio l'accordo sarà formalizzato con l'Asl Toscana centro", spiega Boscherini. L'accordo sulla guardia medica in funzione 16 ore per ora sarà una misura sperimentale. "Si stanno discutendo gli ultimi articoli dell'accordo collettivo nazionale che fornirà la cornice per stringere accordi integrativi regionali – spiega il segretario Fimmg regionale, Alessio Nastruzzi –. Sicuramente dopo maggio dovrà essere affrontato il tema con una legge regionale". Intanto la misura sperimentale consentirà di verificare il funzionamento della guardia medica sulle 16 ore. Il personale che sarà 'risparmiato' dal turno notturno di otto ore "verrà dedicato a servizi diurni che oggi non esistono: assistenza a domicilio a pazienti terminali e pazienti cronici gravi".


Inviato da iPhone
Saluti
Mauro Marziali

venerdì 17 gennaio 2020

Le prime “tre” priorità per la sanità 2020. Forum con i sindacati della dirigenza medica e sanitaria

Guido Quici,
Presidente nazionale Cimo-Fesmed:

"Le condizioni di lavoro dei medici per CIMO-FESMED sono la priorità assoluta. I sanitari sono davvero allo stremo, in condizioni di disagio e demotivazione professionale. Se è in atto una fuga dei medici dal SSN è perché il medico non si sente "tutelato", non solo sul fronte delle aggressioni fisiche quanto su quelle legali e reputazionali, alimentate da attori concentrati sull'espansione del contenzioso sul rischio professionale. Al tempo stesso il medico è stanco di essere esposto a condizioni di stress per garantire turni di servizio legati a vistosi vuoti di organico.

Non sono certo di aiuto alcune "innovazioni" contrattuali, quali la possibilità della pronta disponibilità pomeridiana o la regolamentazione dell'orario di lavoro non in linea alla normativa europea, che potrebbero peggiorare ulteriormente le condizioni di lavoro. Ovviamente, la tutela del medico è anche valorizzazione della professione: anche su questo, il contratto di lavoro non offre sufficienti garanzie di carriera a causa della ristretta percentuale di incarichi professionali legata alla capienza del fondo e, soprattutto, all'ampia discrezionalità aziendale nell'affidamento degli incarichi. Non da meno sono le condizioni di lavoro dei medici che lavorano nelle strutture private. Tutte queste dinamiche sono ben conosciute dai giovani colleghi, molti dei quali hanno già scelto di lavorare in altri Paesi.

Come Federazione CIMO-FESMED riteniamo sia scaduto il tempo dei proclami. Chiediamo una rapida approvazione del Ddl contro le aggressioni al personale, ancora fermo presso la Commissione Affari Sociali della Camera, ed è necessario lavorare sui nuovi temi emergenti della responsabilità professionale, prima di tutto rendendo operativi i Decreti Delegati della Legge Gelli. E sulle condizioni di lavoro e sulla carriera professionale, la Federazione sta lavorando alla proposta di una nuova piattaforma contrattuale, anche per correggere le vistose anomalie dell'attuale contratto.
La seconda priorità è iniziare quella "terapia d'urto" necessaria a dotare la sanità di un progetto di visione e proiezione nel futuro. La costante involuzione dell'ultimo decennio ha reso sempre meno sostenibile il nostro servizio sanitario. La politica ha dimostrato di essere sempre meno attenta ai bisogni di salute dei cittadini e alla tutela dell'ottimo personale sanitario: riducendo la spesa sanitaria, operando tagli lineari e favorendo una sanità sempre più differenziata tra le regioni italiane, ha mancato una buona opportunità di rilancio.

Oggi manca una visione politica di ampio respiro per la sanità, che superi la logica di soluzioni tampone che, di fatto, hanno impedito al decisore politico di avere quella necessaria visione globale che tenga conto delle sfide evolutive della sanità: epidemiologiche, sociali, economiche e organizzative. E' necessaria una terapia d'urto e non può che riguardare un rifinanziamento del nostro SSN. L'attuale incremento del FSN di 2 mld sarà appena sufficiente a onorare il contratto di lavoro scaduto nel 2018, a far fronte alle assunzioni del personale, ad innalzare del 2% la spesa sanitaria privata, ad abolire il superticket…ma, intanto, mancano risorse concrete per le cronicità e per i piani di prevenzione.

Come Federazione CIMO-FESMED riteniamo fondamentale che il Patto della salute rimetta in agenda tematiche quali l'assistenza ospedaliera e il piano emergenze urgenze, occorre impedire alle regioni di definire standard organizzativi "fantasiosi" finalizzati a conferire funzioni e ruoli dei sanitari in modo inappropriato. Più in generale, occorre rivedere il fondo sanitario nella sua composizione perché non è possibile "giocare" ancora con alchimie economicistiche che mettono in un unico contenitore il costo di una siringa, di un farmaco, di una prestazione, includendo anche il costo del personale.

Infine, riteniamo prioritario dare una nuova governance in termini di rappresentanza e rappresentatività sindacale. Sarebbe auspicabile avviare un percorso comune che conduca all'aggregazione di più forze sindacali. In questa ottica, è a buon punto il processo che renderà la federazione CIMO-FESMED un sindacato unico, mentre continua a procedere il consolidamento del Patto per la Professione Medica, che ricomprende anche ANPO-Nuova ASCOTI-FIALS Medici e CIMOP. La vera svolta potrebbe essere quella di ricondurre tutti i professionisti della salute, rispettando le autonomie contrattuali tra pubblico, convenzionato e privato e tra dirigenza e comparto, all'interno di un'unica area contrattuale, mediata da un'unica Agenzia, e con rapporti diretti con le regioni e il ministero della Salute.

Se ci sarà un vero "progetto salute", se si vorrà davvero investire in sanità, avremo un futuro. E in questo futuro il medico vuole essere protagonista."

- Quotidiano Sanità 16/01/2020 -

giovedì 16 gennaio 2020

DICHIARAZIONI SEGRETARIO FIALS

CIMO MEDICI

10 gennaio
 - Gentile Direttore,
sono totalmente inaccettabili per CIMO le dichiarazioni del Segretario Fials Carbone in merito al ricorso che CIMO Veneto ha fatto ieri sulla delibera della Regione riguardante la formazione per l'acquisizione di competenze avanzate e il conferimento di incarichi di professionista esperto agli esercenti delle 22 professioni sanitarie.
 
Si resta infatti sconcertati dal fatto che Carbone interpreti ogni azione di difesa sindacale nei confronti dei medici come una dichiarazione di guerra verso le altre professioni sanitarie, con l'aggravante dell'arroganza con cui lo stesso entra nel merito di dinamiche che riguardano le Istituzioni dei dottori medici.

Secondo CIMO, i medici e tutte le altre professioni sanitarie lavorano per lo stesso obiettivo ed è del tutto ovvio che non esiste una professione ancillare di un'altra, argomento che invece viene usato da chi vuole davvero creare una condizione di conflittualità tra professioni. "Il vero tema – dichiara il Presidente Guido Quici - è insito nei livelli di competenza e responsabilità che si acquisiscono solo attraverso un percorso formativo certificato in ambito nazionale e non attraverso "scorciatoie" regionali e politiche. Questo vale per tutti, medici compresi, il cui impiego senza specializzazione nei pronto soccorso è del tutto ingiustificato. Non si tratta – spiega Quici - di far ricorso all'applicazione di un contratto di altra area contrattuale ma se le norme hanno risvolti unilaterali sul lavoro di altri è doverosa ogni azione di tutela dei propri iscritti e mi meraviglio che proprio un sindacalista si scandalizzi tanto".

Inviato da iPhone
Saluti
Mauro Marziali

domenica 12 gennaio 2020

Cimo: "Inaccettabili le dichiarazioni del segretario Fials"

Lettera al Direttore QuotidianoSanità del 10 gennaio 2020

Gentile Direttore,
sono totalmente inaccettabili per CIMO le dichiarazioni del Segretario Fials Carbone in merito al ricorso che CIMO Veneto ha fatto ieri sulla delibera della Regione riguardante la formazione per l’acquisizione di competenze avanzate e il conferimento di incarichi di professionista esperto agli esercenti delle 22 professioni sanitarie.

Si resta infatti sconcertati dal fatto che Carbone interpreti ogni azione di difesa sindacale nei confronti dei medici come una dichiarazione di guerra verso le altre professioni sanitarie, con l’aggravante dell’arroganza con cui lo stesso entra nel merito di dinamiche che riguardano le Istituzioni dei dottori medici.

Secondo CIMO, i medici e tutte le altre professioni sanitarie lavorano per lo stesso obiettivo ed è del tutto ovvio che non esiste una professione ancillare di un’altra, argomento che invece viene usato da chi vuole davvero creare una condizione di conflittualità tra professioni. “Il vero tema – dichiara il Presidente Guido Quici - è insito nei livelli di competenza e responsabilità che si acquisiscono solo attraverso un percorso formativo certificato in ambito nazionale e non attraverso “scorciatoie” regionali e politiche. Questo vale per tutti, medici compresi, il cui impiego senza specializzazione nei pronto soccorso è del tutto ingiustificato. Non si tratta – spiega Quici - di far ricorso all’applicazione di un contratto di altra area contrattuale ma se le norme hanno risvolti unilaterali sul lavoro di altri è doverosa ogni azione di tutela dei propri iscritti e mi meraviglio che proprio un sindacalista si scandalizzi tanto”.

Per quanto i tempi siano cambiati e le professioni sanitarie abbiano intrapreso un percorso importante che merita rispetto e il giusto riconoscimento, tutto questo sta avvenendo purtroppo a parità di risorse e con maggiori responsabilità professionali, e tale “operazione” porterà vantaggi a pochi contro maggiori incombenze per tanti altri.

CIMO ribadisce di essere pronta a un confronto sereno ma franco, senza furbizie politiche e senza pregiudizi, a patto che si decidano, con una legislazione ad hoc, i livelli di competenza e i livelli di responsabilità di ciascun professionista in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale.

Cimo



Quotidianosanità  leggi l'articolo