ANAAO ASSOMED e CIMO-FESMED, le principali organizzazioni sindacali dei medici e dei dirigenti sanitari, apprezzano l’intenzione annunciata dal Governo di intervenire sulle retribuzioni dei camici bianchi attraverso misure di defiscalizzazione. Tuttavia, ritengono che per dare un vero riconoscimento a tutta la categoria dei medici e dei dirigenti sanitari occorra defiscalizzare le indennità di specificità medica e sanitaria che riguardano trasversalmente tutti i professionisti, e non le prestazioni aggiuntive, come invece sembra essere intenzionato a fare il Governo. I sindacati infatti respingono il principio secondo il quale, per ottenere un vantaggio fiscale, ai medici, già sfiancati da turni massacranti e in burnout, sia richiesto di lavorare oltre il proprio orario di lavoro.
Prima di parlare di defiscalizzazione del lavoro straordinario, che spesso non viene nemmeno pagato, bisogna intervenire sul lavoro ordinario, schiacciato da una pressione fiscale pari al 43%, che rende sempre più appetibile per i professionisti lavorare a gettone, nelle strutture private o all’estero. La grave fuga di personale dagli ospedali è infatti causata, oltre che da condizioni di lavoro insostenibili, da stipendi ben lontani da quanto offerto dal mercato privato e da altri Paesi. Ed è evidente che gli aumenti del 3,78% previsti dal rinnovo del contratto di lavoro attualmente in discussione presso l’Aran, relativo al triennio 2019-2021, non siano sufficienti a recuperare la perdita di potere d’acquisto registrata in questi anni, in cui l’inflazione ha raggiunto l’8,7%.
«Chiediamo - dichiarano Pierino Di Silverio, Segretario ANAAO ASSOMED, e Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED – che nella prossima Manovra il ruolo coperto da medici e dirigenti sanitari nella società sia ricordato e adeguatamente riconosciuto. È, questo, l’unico modo per evitare il collasso della sanità pubblica e garantire a tutti il diritto alla tutela della salute».
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