Sanità, senza coperture oltre sei miliardi (di euro) di spese: dei 5,6 miliardi del piano di Schillaci non rimangono neanche gli spiccioli…
"Il prossimo anno per la sanità ci sono 5,6 miliardi in più", ha dichiarato il Ministro Schillaci nell'intervista rilasciata al nostro giornale. E i grandi numeri della manovra gli danno ragione perché ai 3,3 messi sul piatto quest'anno vanno sommati i 2,3 già stanziati dalla passata manovra. Sembra un bottino cospicuo ma non lo è. Anzi, la coperta è così coperta da lasciare scoperti oltre 6 miliardi di euro, quelli del buco per l'acquisto dei dispositivi medici recentemente denunciato dalla Corte dei Conti nella sua relazione alla Nadef.
Vediamo perché, iniziando a sottrarre dal gruzzolo i soldi impegnati dalla manovra appena varata più la quota erosa dall'inflazione. Quest'ultima dal 2021 al 2024 si è mangiata qualcosa come 15,2 miliardi del fondo sanitario nazionale. Una stima che non viene da qualche centro studi privato ma dai tecnici dello stesso governo, visto che si trova riportata tra le pieghe del vecchio Def, il documento di programmazione economica poi aggiornato. Del resto il finanziamento per la sanità nel 2023 era di 131,7 miliardi e l'ipotesi più ottimistica è che l'asticella si alzi a 136 miliardi. Pur considerando che il caro vita è in frenata per il 2024 i maggiori costi supereranno come minimo i 2 miliardi. Ecco così bello che bruciato il vecchio stanziamento in più di 2,3.
Veniamo ora ai 3,3 stanziati dalla manovra approvata lunedì. Di questi, si legge nel Documento programmatico inviato dal Governo a Bruxelles, i costi per il rinnovo dei contratti di medici e infermieri è salito di 200 milioni a quota 2,5 miliardi, che non basteranno comunque a coprire nemmeno lontanamente la quota di salario erosa dall'inflazione nel periodo 2021-23, gli anni in cui ha morso di più.
Restano così solo 800 milioni. Di questi, come ha spiegato lo stesso ministro della Salute in audizione al Senato, 520 milioni andranno ad innalzare il tetto di spesa per i piani operativi regionali di recupero delle liste di attesa, che consentono alle regioni stesse di acquistare prestazioni al privato convenzionato. Sempre per abbattere le liste di attesa altri 280 milioni andranno a finanziare l'aumento da 60 a 100 euro per i medici e da 30 a 60 per gli infermieri dei compensi delle ore di straordinario impiegate sempre per recuperare l'arretrato. Ecco così esaurito il restante tesoretto di 800milioni. Restano scoperti i 360 milioni per pagare sempre al privato i nuovi Lea, i livelli essenziali di assistenza che entreranno in vigore il 1° gennaio prossimo e che ricomprendono anche la procreazione medicalmente assistita e le cure per diverse malattie rare.
Ma da coprire c'è soprattutto la voragine da 6 miliardi di euro apertasi nei conti di Asl e ospedali nel quadriennio 2019-23 per i dispositivi medici, cose che vanno dalle sofisticare Tac e risonanze alle più economiche siringhe. E su come turare la falla non c'è cenno in manovra. Il dispositivo in vigore del cosiddetto payback prevede che metà dello sforamento del tetto di spesa, giudicato unanimemente sottostimato, vada coperto dalle regioni e metà dalle aziende produttrici. Che però stanno invadendo i Tar di ricorsi già solo per il miliardo relativo al quadriennio 2015-18. Figuriamoci se sono intenzionate a sopportare un salasso di triplo valore e che metterebbe a tappeto parecchie di loro. Soprattutto le più piccole, che in alcuni casi si sono viste presentare un conto persino più alto del loro fatturato.
Inviato da Mauro Marziali
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