venerdì 20 dicembre 2024

Comunicato Stampa

«È un eufemismo definire deludenti le misure previste dalla legge di Bilancio per la sanità. Poche risorse frantumate tra innumerevoli capitoli di spesa che servono solo ad accontentare qualche centro d'interesse, di certo non a rilanciare il Servizio sanitario nazionale né a migliorare l'offerta sanitaria per i cittadini. Esclusi categoricamente, dai benefici immediati delle misure adottate, i medici, se non per un aumento offensivo dell'indennità di specificità medica (circa 17 euro netti al mese), e gli infermieri, che ottengono un irrisorio aumento mensile di circa 7 euro netti. Per il resto, nulla. Nonostante le promesse, le belle parole, gli apprezzamenti: nulla». Così Pierino Di Silverio, Segretario Anaao Assomed, Guido Quici , Presidente CIMO-FESMED, e Antonio De Palma, Presidente Nursing Up, commentano il testo della legge di Bilancio arrivato in Aula alla Camera dopo l'esame in Commissione. «Eppure nel suo complesso la legge di Bilancio fa cadere a pioggia risorse importanti su alcuni interventi, dal ponte sullo Stretto di Messina ad un infinito elenco di bonus quantomeno discutibili, confermando che non è vero che i soldi non ci sono, ma semplicemente non si vuole spenderli per la sanità pubblica, preferendo strizzare l'occhio ad alcune categorie di cittadini-elettori cui si riconoscono regalìe di poche decine di euro e che contemporaneamente vengono private dell'accesso alla sanità pubblica, il bene più prezioso che abbiamo». «Ed è stata la stessa Corte Costituzionale – aggiungono - ad aver recentemente sottolineato in una importante sentenza come, "per fare fronte a esigenze di contenimento della spesa pubblica", debbano "essere prioritariamente ridotte le altre spese indistinte, rispetto a quella che si connota come funzionale a garantire il "fondamentale" diritto alla salute di cui all'art. 32 Cost."». «Non possiamo più continuare a portare esclusivamente sulle nostre spalle il peso della tutela della salute dei cittadini, senza ottenere in cambio nemmeno quel riconoscimento minimo che il nostro ruolo e la nostra professione richiederebbero. Non possiamo più rinunciare alla nostra vita personale, alla nostra sicurezza e alle nostre prospettive di crescita senza ricevere nemmeno una parte della valorizzazione che troviamo invece all'estero o in altri settori. Non possiamo più credere alle promesse o accontentarci delle pacche sulle spalle». «Ci prepariamo quindi ad un 2025 denso di battaglie sindacali da combattere su più fronti. Urge portare al centro del dibattito pubblico la questione sanitaria, che non deve essere più un mero ambito di scontro partitico ma diventare il fulcro dell'azione politica e dell'interesse sociale» concludono Di Silverio, Quici e De Palma. ANAAO ASSOMED – CIMO-FESMED – NURSING UP

mercoledì 27 novembre 2024

Forum Risk: Quici a Schillaci

La Federazione CIMO-FESMED ha partecipato, questa mattina, all'incontro organizzato dal Ministro della Salute Orazio Schillaci con le organizzazioni sindacali che rappresentano il personale sanitario. Il Presidente Guido Quici ha sottolineato gli scarsi risultati ottenuti nella bozza di legge di Bilancio: l'abolizione del tetto alla spesa per il personale è del tutto assente, così come risultano non pervenuti il piano straordinario di assunzioni e la defiscalizzazione dell'indennità di specificità medica, mentre le risorse da destinare al Fondo sanitario nazionale sono diluite in più anni, come se la crisi della sanità pubblica potesse essere risolta a rate. È stata anche evidenziata la carenza di una visione generale del futuro del Servizio sanitario nazionale, senza la quale le risorse stanziate non saranno mai sufficienti, soprattutto se si considera che le Regioni non utilizzano interamente i fondi che hanno a disposizione o li destinano per finalità diverse da quelle previste. A tal proposito, la Federazione CIMO-FESMED vorrebbe conoscere i risultati del tavolo di lavoro sulla riforma della rete ospedaliera e della sanità territoriale (DM 70 e DM 77), a cui sedevano anche i sindacati ma di cui non si hanno più tracce. Quici ha inoltre richiesto l'emanazione dell'atto di indirizzo necessario ad avviare la trattativa per il rinnovo del contratto dei dirigenti medici 2022-2024 e lo sblocco della contrattazione per i medici dipendenti delle strutture sanitarie private accreditate afferenti all'AIOP, che attendono da quasi 20 anni il nuovo CCNL e che hanno proclamato uno sciopero nazionale per il prossimo 4 dicembre. «Chiediamo al Ministro Schillaci di farsi portavoce del nostro disagio presso il Ministero dell'Economia e delle Regioni. Noi assicuriamo il nostro contributo rappresentando le criticità e le necessità che ci segnalano medici da tutta Italia, ma pretendiamo di essere ascoltati e non presi in giro».


Guido Quici

sabato 16 novembre 2024

COMUNICATO STAMPA ANAAO ASSOMED, CIMO-FESMED E NURSING UP


ANAAO ASSOMED FEDERAZIONE CIMO FESMED
Medici, dirigenti sanitari, infermieri e professionisti sanitari confermano lo sciopero del 20 novembre "Protestiamo per ridare dignità e valore al nostro lavoro. Maggioranza e opposizione lavorino insieme per disegnare il SSN del futuro" Roma, 15 novembre 2024 - "Lo sciopero è la forma più estrema di protesta che un sindacato ha a disposizione. E quando parliamo di uno sciopero che riguarda la sanita, e che ha quindi inevitabilmente un impatto sui malati (anche se le urgenze sono sempre garantite), astenersi per un giorno dal lavoro è a maggior ragione una decisione che non si prende a cuor leggero. Dinanzi allo stato in cui oggi versa non solo il Servizio Sanitario Nazionale ma anche la professione e lo status di medici, dirigenti sanitari, specializzandi, infermieri e altri professionisti sanitari, è inevitabile dover alzare la voce e pretendere di essere ascoltati, perché è da noi che dipende la tutela della salute dei cittadini, e senza di noi è la salute dei cittadini ad essere a rischio", dichiarano Pierino Di Silverio, Segretario Anaao Assomed, Guido Quici, Presidente Cimo-Fesmed, e Antonio De Palma, Presidente Nursing Up. "Non sono solo i finanziamenti insufficienti per la sanità a spingerci ad incrociare le braccia; non è solo il mancato rispetto dei contratti, o l'assenza di un piano straordinario di assunzioni, o la mancata defiscalizzazione delle nostre indennità di specificità a farci scendere in piazza; quello che noi chiediamo, oltre a tutto questo, è ridare dignità e valore al nostro lavoro". "Se i giovani professionisti scappano in massa all'estero, e si è costretti ad andare in capo al mondo per cercare colleghi disposti a prendere il loro posto nei nostri ospedali, è perché non sono più disposti ad accettare di lavorare in queste condizioni", spiegano Di Silverio, Quici e De Palma. "Nessuno vuole più lavorare sapendo di rischiare quotidianamente una denuncia, un insulto, un calcio o una manganellata. Nessuno è più disposto a rinunciare a ferie, riposi, malattie per garantire i servizi. Nessuno intende più lavorare in un'emergenza ormai cronica, la cui fine neanche si intravede". "Protestiamo allora - aggiungono i leader dei sindacati - per avere un giusto riconoscimento per le nostre professioni, certo, anche economico". "Protestiamo per far conoscere ai cittadini le vere cause dei disservizi che subiscono, e per chiedere a tutta la politica, di maggioranza e di opposizione, di lavorare insieme per disegnare il Servizio Sanitario Nazionale del futuro, partendo da una visione e da una prospettiva a lungo termine che oggi è del tutto assente". "Protestiamo per chiedere di ripristinare la centralità del medico, del dirigente sanitario, dell'infermiere, del professionista sanitario e degli specializzandi in qualunque decisione che riguardi i pazienti, scardinando quindi mentalità aziendaliste ed economicistiche che non possono coniugarsi in modo efficace con la tutela della salute". *Noi - dichiarano Di Silverio, Quici e De Palma -, pur rappresentando solo una parte del mondo medico, sanitario, degli infermieri e delle altre professioni che operano in sanità, ci stiamo mettendo la faccia, mobilitando gli iscritti alle nostre sigle e utilizzando tutti gli strumenti a nostra disposizione per cercare di cambiare le cose". "Certo è che, se riusciremo a portare a casa anche solo una piccola parte delle nostre richieste, i benefici ricadranno non solo su tutto il personale sanitario ma su tutti i cittadini, che potranno contare su una sanità pubblica efficiente e su professionisti preparati e motivati", concludono. 血


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mercoledì 23 ottobre 2024

LEGGE BILANCIO DELUDENTE PER MEDICI, DIRIGENTI SANITARI, INFERMIERI E PROFESSIONISTI EI LEGGE 43/2006: SCIOPERO NAZIONALE E MANIFESTAZIONE A ROMA MERCOLEDÌ 20 NOVENBRE 2024

 

Roma, 23 ottobre 2024 -

 Il testo delta Legge di Bilancio per il 2025 conferma la riduzione del finanziamento per la sanità rispevo a quanto annunciato nelle scorse settimane e cambia le carte in tavola rispetto a quanto proclamato per mesi.

La manovra prevede un aumento dell'indennità di specificità medica sanitaria di 17 euro nette per i medici e 1 4 euro netti per i dirigenti sanitari per il 2025, 1 15 euro nel 2o26 per i medici e zero per i dirigenti sanitari, mentre nelle tasche degli infermieri arriverebbero per il 2025 circa 7 euro e per il 2026 circa 8o euro, e non va meglio per te altre professioni sanitarie ex legge 43/2006. Peraltro si parla di risorse legate, per la maggior parte, a un contratto ta cui discussione inizierà solo tra almeno due anni, e che arriveranno nelle tasche degli interessati chissà quando.

lnsomma in sostanza briciole che o0endono l'intera categoria.

I sindacati Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up, confermando la manifestazione del 2o Novembre, proclamano lo sciopero nazionale di 24 ore nella stessa giornata di medici, dirigenti sanitari, infermieri e professioni sanitarie ex legge 43J2006.

L'aumento dì 1,3 miliardi del Fabbisogno sanitario nazionale nel 2025 — ben distante dai 3,7 miliardi annunciati - non è sufficiente a ridare ossigeno a un SSN boccheggiante. L'incremento dette borse di specializzazione meno richieste, sebbene apprezzabile, non sarà di celo sufficiente a convincere i giovani medici ad iniziare un percorso formativo che li porterà a lavorare in condizioni inaccettabili; si è persa traccia del piano straordinario di assunzioni e dello sblocco del teRo di spesa per il personale. Si continua a rimandare ad un futuro più o meno prossimo la soluzione di un'emergenza che invece medici e infermieri vivono oggi, e che necessita oggi dì procedimenti realmente risolutivi.

«Non possiamo restare in silenzio dinanzi all'ennesima presa in giro del personale sanitario e dei cittadini, dinanzi alle giravolte del ministero dell'Economia che vanificano gli sforzi del ministero della Salute e al voltafaccia di coloro che lavorano per spingere il personale sanitario ad abbandonare la sanità pubblica - dichiarano Pierino Di Silverio, Segretario Anaao Assomed, Guido Quici, Presidente Cimo-Fesmed, e Antonio De Palma, Presidente Nursing Up -. Quelli annunciati prima della firma della manovra erano provvedimenti che, sebbene non risolutivi, avrebbero potuto rappresentare dei segnali di attenzione nei confronti di medici e infermieri dipendenti del SSN. E invece ci troviamo di fronte agli ennesimi proclami sensazionalistici a cui fa seguito una realtà deludente e a dir poco imbarazzante, che ci costringe ad alzare gli scudi per difendere il Servizio sanitario nazionale, l'istituzione più preziosa di questo Paese, e i suoi professionisti».

«Non possiamo essere complici dell'ormai evidente smantellamento del Servizio sanitario nazionale. Il personale scappa quotidianamente dagli ospedali pubblici, le liste d'attesa sono interminabili, le aggressioni e le denunce sono all'ordine del giorno, e si continua a destinare pochi spiccioli alta sanità pubblica, che peraltro poi non vengono spesi in modo corretto dalle Regioni, e ad aumentare i finanziamenti per la sanità privata, che si arricchisce spudoratamente sulle spalle degli infermieri e dei medici dipendenti, che a Rendono da quasi 20 anni il rinnovo del contratto, guadagnando sino al 47% in meno rispetto ai colleghi del pubblico».

«Non possiamo rassegnarci alla ormai stampante privatizzazione della sanità, e alzeremo la voce per portare anche i cittadini dalla nostra parte. In gioco non ci sono solo dei dovuti riconoscimenti per il personale sanitario, necessari ad impedire lo svuotamento degli ospedali; in gioco c'è la tutela della salute di tutti noi», concludono Di Sitverio, @uici e De Patma.

sabato 19 ottobre 2024

CIMO-FESMED: «Gli interventi sul personale sanitario non possono essere rateizzati»

Il sindacato dei medici: «Attendiamo il testo per chiarire non pochi dubbi sulle modalità di finanziamento della sanità»

 
Roma, 16 ottobre 2024 – La Federazione CIMO-FESMED attende di esprimere un giudizio complessivo sul Disegno di Legge di Bilancio 2025 approvato ieri sera dal Consiglio dei Ministri. Il sindacato dei medici riconosce infatti la buona volontà del Ministro Schillaci, che sembrerebbe riuscito ad ottenere l'adozione di alcune delle richieste avanzate dal sindacato: il piano di assunzioni e lo sblocco del tetto di spesa, che consentiranno di dare una boccata d'ossigeno al personale sanitario, e la defiscalizzazione dell'indennità di specificità, che va incontro alla necessità di aumentare le retribuzioni per rendere più attrattivo il lavoro nella sanità pubblica.

 

Tuttavia, le dichiarazioni rilasciate dal Ministro Giorgetti in conferenza stampa questa mattina, che confermano il mantenimento della percentuale della spesa sanitaria rispetto al PIL, fanno ipotizzare che soltanto 900 milioni circa sarebbero disponibili per la sanità nel 2025, oltre al miliardo previsto dalla legge di bilancio dello scorso anno, rimandando dunque al 2026 la disponibilità di quasi 3 miliardi. Questo, tra l'altro, giustificherebbe la diluizione in più fasi sia del piano di assunzione del personale che della defiscalizzazione dell'indennità di specificità.

 

Inoltre se, come sembra, le risorse destinate alla sanità proverranno dall'anticipo sulle future imposte pagate da banche e assicurazioni, si tratterebbe di finanziamenti non strutturali, come invece devono essere quelli necessari agli interventi sul personale.

 

«Ci auguriamo poi – dichiara Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED – che gli effetti della defiscalizzazione dell'indennità di specificità siano immediati e di non dover attendere dunque la conclusione del contratto 2025-2027 per vedere gli aumenti in busta paga, considerando che l'atto di indirizzo necessario ad avviare le trattative non è ancora stato emanato».

 

«I medici e i professionisti sanitari vivono oggi un grave disagio, e gli interventi per sanarlo non possono quindi essere rateizzati. Ci auguriamo che il testo della Legge di Bilancio smentisca i nostri dubbi, e che confermi invece le misure anticipate nei giorni scorsi dalla stampa. Altrimenti non potremo che sentirci, ancora una volta, presi in giro», conclude Quici.

martedì 9 luglio 2024

Autonomia differenziata, CIMO: “Mina Costituzione e unità del Paese”

L'appello dei segretari regionali del sindacato medico riuniti a Bologna: "Decreto liste d'attesa sposta l'attenzione su tematiche poco inerenti per la riduzione dei tempi" Roma, 9 luglio 2024 - I Segretari regionali CIMO, riuniti a Bologna, dopo ampio e approfondito confronto, hanno espresso una posizione unanime e incondizionata sul decreto liste di attesa e sulla Legge per l'attuazione dell'autonomia differenziata. Come CIMO prendiamo atto della mancata volontà di voler adottare interventi strutturali seri e fuori tesi a ridurre i tempi di attesa in sanità; un provvedimento legislativo che premia il settore privato senza chiare né il controllo sull'appropriatezza delle prestazioni erogate, né dell'impegno datoriale sui rinnovi dei contratti dei medici Il maggior carico di lavoro per noi medici dipendenti, rispetto ad una "mancia" economica oraria, vanifica la nostra richiesta di valorizzare l'indennità di specificità; soprattutto ci offende essere individuati come possibili responsabili di un sistema marcio alla fonte che, tra l'altro prevede ulteriori azioni vessatorie e punitive. Di contro stigmatizziamo la cattiva abitudine di presentare innumerevoli emendamenti, un vero e proprio "assalto alla diligenza", che nulla hanno a che vedere con la finalità del decreto. Conosciamo tutti le vere cause che determinano i lungi tempi di attesa; dalla mancata riorganizzazione della rete ospedaliera e territoriale, alla lunga stagione dei tagli in sanità, alla grave carenza di personale ancorata al blocco ventennale del tetto di spesa, alla evidente inappropriatezza delle prestazioni legata alla "medicina difensiva". Di certo manca l'offerta sanitaria perché non si fa prevenzione secondaria e terziaria; il fabbisogno di personale è oggi messo in grave pericolo dall'algoritmo di AGENAS; manca una seria riforma sulla responsabilità professionale; non si valorizza il ruolo del personale sanitario che necessita di una radicale riforma dello stato giuridico, normativo ed economico. In modo convinto, unanime e incondizionato esprimiamo il nostro parere sull'autonomia differenziata. Riteniamo che la negativa esperienza in sanità, fonte di grandi sprechi e disequità a danno dei cittadini, rappresenti il vero monito per il futuro del nostro Paese perché analoghi percorsi saranno avviati su altri ambiti dei servizi essenziali portando ad una vera e propria disintegrazione dello stato sociale del Paese. In aggiunta i futuri LEP richiederanno importanti risorse aggiuntive che costringeranno molte regioni ad aumentare il prelievo fiscale riducendo, ulteriormente, il potere di acquisto dei cittadini. Attesa, pertanto, l'assoluta inutilità di una Legge fortemente voluta da chi intende trasformare il nostro Paese in tanti piccoli "feudi", CIMO ritiene che i diritti dei cittadini saranno fortemente compromessi da dinamiche che minano i principi fondamentali della Costituzione Italiana ed è per tale motivo che il Sindacato dei medici intende essere parte attiva di ogni azione utile a scongiurare gli effetti devastanti di una Legge che mina seriamente l'unità del nostro Paese.


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giovedì 6 giugno 2024

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Liste di attesa



Il Sole 24 ORE VIDEO: "Il decreto del Governo sulle liste d'attesa è un importante passo in avanti per assicurare maggiore assistenza ai cittadini italiani. Tuttavia, occorrono ulteriori interventi di natura economica per cercare di adeguare le risorse umane - medici, infermieri e tecnici - e riaprire posti letto e ambulatori chiusi per rilanciare la vera offerta sanitaria. Consideriamo che l'apertura il sabato e la domenica presuppone la presenza di più medici, e in questo momento noi a stento riusciamo a coprire i turni. L'auspicio è che il MEF inizi a valutare seriamente che la sanità è un bene prezioso ma soprattutto è un fattore produttivo e non un costo" Guido Quici Presidente Federazione CIMO-FESMED

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martedì 30 aprile 2024

LISTE D ATTESA

"L'imminente decreto sulle liste di attesa, annunciato dal Ministro della Salute Orazio Schillaci, offre l'opportunità di esprimere il nostro punto di vista su una questione particolarmente sentita sia dai cittadini che dagli operatori sanitari. 
 Affrontare, in sanità, la questione tempi di attesa è un po' come approcciare un paziente con una patologia multiorgano che necessita di terapie specifiche, ma che invece viene curato con placebo. Le cause le conosciamo tutti: la ridotta offerta sanitaria, la carenza di risorse umane, l'inappropriatezza delle prestazioni, l'approccio demagogico verso la libera professione del medico". A dichiararlo è Guido Quici, presidente del sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED. "Intanto in Italia – prosegue Quici – oggi ci sono oltre 2,12 milioni di famiglie che vivono in assoluta povertà, circa 6 milioni di famiglie che si trovano in una condizione di povertà sanitaria e 25,2 milioni di famiglie italiane che mediamente spendono poco meno di 1.500 euro l'anno per curarsi, con una spesa per out of pocket aumentata di 10 mld (oggi circa 40 mld) tra il 2019 e il 2022. 
Il tutto in un contesto, più ampio, che vede gli attuali LEA del tutto insufficienti con una sanità integrativa che diventa sempre di più sostitutiva. Quindi occorre una terapia molto più articolata che aggredisca contemporaneamente più cause". "Innanzitutto, dopo decenni di tagli a strutture e risorse umane, occorre rilanciare l'offerta sanitaria per iniziare a soddisfare i bisogni di salute espressi ed inespressi.
 Ha ragione FIASO – afferma il presidente CIMO-FESMED - quando afferma che il 30% delle richieste sono inappropriate, ma quante altre prestazioni sono inaccessibili ai cittadini per effetto della chiusura degli ambulatori o per il non ottimale utilizzo delle sale operatorie per carenza di medici? Esiste sempre uno stretto rapporto tra offerta sanitaria ed organizzazione legata alle risorse che le aziende sono in grado di mettere a disposizione. In secondo luogo, occorre adeguare gli organici abolendo il tetto di spesa sul personale ma a condizione che l'algoritmo elaborato da AGENAS non sia peggiorativo rispetto alle reali esigenze, e su questo aspetto nutriamo forti dubbi sulla metodica adottata. 
Naturalmente il tema dell'appropriatezza delle prestazioni è stato sollevato anche dal Ministro Schillaci. Come Sindacato riteniamo che buona parte delle prestazioni inappropriate sono legate alla medicina difensiva, il cui costo e stimabile nella misura di circa 10 miliardi/anno e, per questo motivo, la terapia da adottare consiste in una seria riforma sulla responsabilità professionale, riforma che non sembra, allo stato, foriera di buoni esiti, almeno dalle dichiarazioni del vice Ministro Sisto e dalle indiscrezioni che trapelano dai lavori della Commissione Nordio". "Infine – prosegue Quici - la questione libera professione. Tanta demagogia solo per mascherare la ridotta offerta sanitaria. Sono sufficienti alcuni esempi: nel triennio 2019-21, si registrano oltre 1,3 milioni di prestazioni istituzionali in meno (-2,2%), circa 0,5 milioni di prestazioni libero-professionali in meno (-11,2%) con un rapporto, su 1000 abitanti, di 81 prestazioni ALPI su 999 prestazioni istituzionali (7,7%). Quindi, al di là di poche branche specialistiche, la libera professione non influenza affatto i lunghi tempi di attesa, anzi rappresenta un valore aggiunto che contribuisce a ridurli e, in più, genera introiti all'azienda.
 Eppure, sempre più spesso, si preclude al medico di un proprio diritto, quando non si è in grado di garantire l'accesso alle cure, mentre sarebbe auspicabile liberarlo da questi vincoli". "Intanto, sempre in tema di riduzione dei tempi di attesa, poche aziende applicano il D.Lgs. 124 del 29.4.98 per assicurare la prestazione previo pagamento del ticket, c'è poca trasparenza sul reale utilizzo di risorse aggiuntive stanziate nelle finanziarie a favore di regioni e strutture private e permane il tetto di spesa del 2021 per le prestazioni richieste ai sensi dell'art. 89 comma 4 del CCNL 19-21. 
In attesa di conoscere il testo del decreto riteniamo invalicabili due principi: nessun ulteriore divieto ad esercitare la libera professione, istituto diverso dalle prestazioni aggiuntive e, soprattutto, riaffermare il carattere di eccezionalità e temporaneità delle stesse prestazioni aggiuntive finalizzate a ridurre i tempi di attesa. 
Di certo le seconde non devono mai impedire il diritto ad esercitare l'unica residua attività professionale che sancisce il diritto di scelta del cittadino verso lo specialista di fiducia e che induce molti medici a non lasciare ancora il SSN pubblico" ha concluso Guido Quici.


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lunedì 8 aprile 2024

CORAGGIO E VOLONTA



"Occorrono coraggio e volontà. Le dichiarazioni del Ministro della salute Schillaci sono convincenti ed è proprio per questo motivo che riteniamo che occorrono coraggio e volontà nel fermare quel trend involutivo legato, come più volte richiamato dallo stesso Ministro, ad una lunga stagione di tagli. Abbiamo da tempo denunciato le riduzioni indiscriminate degli ultimi 10 anni sul personale sanitario, sui posti letto, sugli ambulatori e le risorse impegnate dall'attuale Governo sono certamente importanti ma non saranno mai sufficienti se non si interviene in modo strutturale sul nostro SSN. Non è solo una questione di finanziamento o di rapporto spesa/PIL, ma di corretto utilizzo delle risorse". "La questione medici gettonisti ne è un esempio. Ha avuto coraggio il Ministro Schillaci a richiedere l'intervento dei NAS, ma prendiamo atto del mancato supporto del MEF che avrebbe potuto, in via temporanea, spostare risorse dalla voce beni e servizi alla voce costo del personale per incentivare le assunzioni invece di consentire spese milionarie a favore del lavoro interinale e di quelle cooperative che si erano ben organizzate da tempo. Naturalmente tutto è legato all'attuale blocco del tetto di spesa. Il ministro ha assunto da tempo l'impegno a voler eliminare una "vergogna nazionale" che dura da 20 anni, ma non ci convincono le elaborazioni di AGENAS rispetto alla definizione dell'orario di lavoro secondo contratto; né ci convince la metodologia concordata con il MEF che si basa su quei dati consolidati che rispecchiano la recente stagione dei tagli senza avere alcuna visione futura. Sulla questione abbiamo il sospetto che la buona volontà dimostrata dal Ministro possa essere smentita da atti documentali che vadano nella direzione opposta con il rischio di far rimpiangere l'attuale blocco del tetto di spesa. Come non concordare sul mancato utilizzo di risorse stanziate in questi anni per ridurre i tempi di attesa, o sul blocco delle agende, o sulle "furberie" regionali nella gestione dei relativi finanziamenti. Noi, aggiungiamo, il rapporto tra finanziamenti al privato, per ridurre i tempi di attesa, e reale appropriatezza delle prestazioni". "Come federazione CIMO-FESMED riteniamo che occorre recuperare la dispersione di queste risorse per valorizzazione l'indennità di specificità, strumento, questo, che può calmierare la fuga dei professionisti dagli ospedali. Di certo l'indennità non può essere correlata al già avvenuto finanziamento del contratto 2022-24. Infine, concordiamo sull'eccesso di domanda anche se sono ancora molti i bisogni espressi ed inespressi. Soprattutto concordiamo sul fenomeno della inappropriatezza delle prestazioni spesso legato alla medicina difensiva. Siamo, tuttavia, fortemente preoccupati dell'intervento di altri "attori" che hanno creato e creeranno non pochi ostacoli alla definitiva risoluzione della cosiddetta colpa grave. Non abbiamo alcuna aspettativa sui risultati dei lavori della Commissione Nordio, conosciamo la visione del suo Dicastero ed è per questo motivo che le Federazioni professionali, le Organizzazioni Sindacali e le Società Scientifiche devono programmare azioni comuni di sostegno ad una seria riforma. Al Ministro Schillaci non manca né il coraggio, né la volontà ma ci sono troppi stakeholders che navigano contro la sanità pubblica ed i suoi professionisti". 

 Guido Quici presidente Federazione CIMO-FESMED e Vice Presidente CIDA



giovedì 4 aprile 2024

Sanità, Cimo-Fesmed: Urgente raccogliere appello del Nobel Parisi Il presidente Quici: "Volontà e coraggio per superare crisi servizio sanitario nazionale"



Roma, 4 aprile 2024 - "L'appello lanciato in questi giorni da 14 scienziati guidati dal premio Nobel Giorgio Parisi, sulla grave crisi del nostro servizio sanitario nazionale, non può passare inosservato perché non si tratta del solito documento redatto da una forza politica o da un'associazione o da una istituzione, ma da professionisti riconosciuti a livello internazionale che conoscono perfettamente le dinamiche che hanno portato alla grave crisi del nostra sanità". A dichiararlo è Guido Quici, Presidente del sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED e Vice Presidente CIDA. "In aggiunta, il recente rapporto della Corte dei conti dimostra, non solo la ridotta spesa sanitaria rispetto agli altri Paesi della UE, ma evidenzia la maggiore crescita della spesa privata e le gravi difficoltà nel recupero delle liste di attesa. Una miscellanea che richiede interventi strutturali urgenti che non possono risolversi in azioni spot, molto spesso demagogiche e prive di una visione, ma interventi finalizzati ad assicurare il diritto alla salute di tutti i cittadini italiani. In sintesi, occorre uscire dalle ambiguità e dichiarare se si intende ancora investire in sanità oppure no; se la sanità pubblica dovrà essere necessariamente ridimensionata oppure no; se la sanità privata avrà più risorse oppure no; se le stesse saranno utilizzate per sostenere anche i costi sociali, oppure continuerà nella selezione delle prestazioni da DRG più convenienti; se la sanità integrativa sarà tale o se la stessa è sostitutiva dei LEA come avviene oggi. Il tutto nell'ambito di una riforma, quella dell'autonomia differenziata, che anche attraverso i LEP creerà meno equità e più diseguaglianze" prosegue Quici, che conclude: "Naturalmente occorre dichiarare ufficialmente se si intende rilanciare l'offerta sanitaria oppure no, attraverso la riapertura dei posti letto e degli ambulatori chiusi in questi anni per consentire finalmente quella prevenzione secondaria e terziaria che soddisfi i bisogni di salute espressi e inespressi riducendo, di fatto, le cronicità e migliorando l'aspettativa di vita degli italiani. Quindi riapriamo i reparti e gli ambulatori delle aziende ospedaliere e magari chiudiamo quelle strutture ospedaliere inefficienti e poco sicure mantenute in vita da alcuni sindaci. E, ancora, stimoliamo il ritorno dei professionisti sanitari nelle strutture pubbliche attraverso concrete azioni di reclutamento ad iniziare dallo sblocco del tetto di spesa sul personale. Riconosciamo ai professionisti della salute il proprio ruolo, la propria autonomia professionale, il proprio valore anche economico. Basta con le ambiguità, occorrono azioni serie, strutturali e durature, azioni che se ben definite ed attuate avranno un costo certamente inferiore in termini di esiti di salute con importanti ricadute sul PIL nazionale. È solo una questione di volontà e di coraggio".


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mercoledì 27 marzo 2024

tonomia differenziata. I medici la bocciano. Anaao e Cimo: “La Salute sia materia di competenza esclusiva dello Stato”


                          
26 marzo
 - Questa la posizione condivisa dai due principali sindacati dei medici ospedalieri e presentata nel corso dell'audizione che si è svolta oggi presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera. "Riteniamo necessario superare l'attuale ripartizione di materie tra Stato e Regioni, andando tuttavia nella direzione opposta a quella disegnata dal progetto di autonomia differenziata". IL DOCUMENTOAutonomia differenziata in sanità significa sottrarre, al diritto alla tutela della salute, una dimensione nazionale, mettere in crisi il Servizio sanitario nazionale e anche un'idea unitaria di Paese, di Repubblica e di Stato.

Questa la posizione condivisa da Anaao Assomed e Cimo-Fesmed e presentata nel corso dell'audizione che si è svolta oggi 26 marzo presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera.

"Oggi – sostengono Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assomed e Guido Quici, Presidente Federazione Cimo-Fesmed - non ci sono evidenze che confermano un aumento del grado di efficienza dei servizi erogati a fronte di ulteriori gradi di autonomia nelle disponibilità e nella gestione delle risorse; soprattutto non ci sono quelle condizioni economiche che consentano a tutte le regioni di partire dallo stesso "nastro di partenza". "Preoccupa anche l'avvio di una concorrenza selvaggia nell'acquisizione delle risorse umane, data la possibilità di pagarle al di fuori dei vincoli del CCNL e l'autonomia nella regolamentazione dell'attività libero-professionale. Un mercato competitivo per l'ingaggio dei professionisti, nutrito dal dumping salariale e dalle contrattazioni regionali che rappresenterebbe la fine della contrattazione nazionale".

"Il diritto alla salute – proseguono - deve mantenere, quindi, una dimensione nazionale, il Ministero della Salute deve assumere il vero ruolo centrale evitando che una valenza locale ne diventi la fonte primaria, perché forti sono i rischi per l'integrazione sociale e l'unità del Paese se i cittadini non condividono gli stessi principi di giustizia sociale in un ambito rilevante come quello della salute".

"Riteniamo, pertanto, necessario superare l'attuale ripartizione di materie tra Stato e Regioni, andando tuttavia nella direzione opposta a quella disegnata dal progetto di autonomia differenziata: la salute dovrebbe essere di competenza esclusiva dello Stato, e non concorrente. Solo così si potrà tentare di sanare le differenze che si registrano al livello territoriale e garantire un accesso alle cure veramente equo e universale in ogni parte del Paese".



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martedì 26 marzo 2024

AGGRESSIONI E VIOLENZA SUI SANITARI



 ..Sulla procedibilita' d' ufficio per è possibile procedere d'ufficio anche nel caso di lesioni personali ai professionisti sanitari sia che si tratti di lesioni lievi sia gravi ogravissime, indipendentemente, quindi, dalla volontà della vittima di sporgere querela. Pubblicato infatti il DECRETO LEGISLATIVO 19 marzo 2024, n. 31 Disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, di attuazione della legge 27 settembre 2021, n. 134, recante delega al Governo per l'efficienza del processo penale nonche' in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari. GU Serie Generale n.67 del 20-03-2024) note: Entrata in vigore del provvedimento: 04/04/2024


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lunedì 25 marzo 2024

Incentivi per Ospedali Disagiati




TOSCANA: «Molti colleghi oggi non vogliono lavorare in strutture periferiche. Vorrebbero crescere nelle competenze e nello sviluppo professionale. Nel piccolo ospedale, all'Elba come a Borgo San Lorenzo, le dotazioni strumentali sono limitate e i professionisti sono prevalentemente coinvolti nelle prestazioni urgenti, non c'è tempo per la formazione e sviluppo di maggiori competenze», spiega Lorenzo Preziuso presidente della Federazione Cimo Fesmed della Toscana. «Per quanto sia intensa l'attività, che io stesso ho svolto a Portoferraio aderendo al progetto "anch'io all'Elba", nei giovani c'è il timore perdere stimoli e opportunità di carriera. Per questo la Regione ha deciso di dare una svolta a quella situazione di carenza di personale e di predisporre quegli incentivi che da tempo chiedevamo come sindacato».


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martedì 12 marzo 2024

Aggressione Sanitaria



50 aggressioni al giorno, trend in costante crescita degli infortuni da aggressioni rilevati da INAIL nel triennio 2020-22 (+12,9%), questi sono i dati principali che hanno coinvolto i sanitari dipendenti del SSN. Un fenomeno certamente sottostimato perché non ricomprende la Sicilia ma, soprattutto, i liberi professionisti, i convenzionati e tutti coloro che lavorano nelle strutture sanitarie private non accreditate. In ogni caso un fenomeno inarrestabile ben evidenziato in occasione della Giornata Nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari fortemente voluta dal Ministro della salute Schillaci. Secondo Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED (di cui fa parte ANPO-ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED), "l'ottimo lavoro svolto dall' Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie, in tema di analisi del contesto, rilevazione dati, comunicazione e formazione, necessita, a questo punto, di un vero cambio di passo". "Occorrono interventi concreti sull'organizzazione del lavoro per consentire un adeguato tempo di cura che permetta al medico di recuperare quel rapporto medico-paziente perso da troppo tempo. Certamente la grave carenza di personale sanitario non aiuta, anzi crea disagio nei cittadini, allunga i tempi di risposta ai bisogni di salute, tempi ulteriormente dilazionati dalla medicina amministrata e dalla mancanza di una seria mappatura e valutazione dei rischi nelle aziende. Secondo CIMO-FESMED la formazione deve partire nelle Aziende tra coloro che definiscono i processi organizzativi e certamente, in questa ottica, anche la norma sullo scudo penale, certifica come la vera criticità delle strutture sanitarie, sia legata alla grave carenza di risorse umane, materiali e finanziarie, alle condizioni di lavoro, al numero dei casi da trattare e al contesto organizzativo, tutti elementi concreti che concorrono all'aumento delle aggressioni. Rinforzo, dunque, delle norme legislative esistenti, adeguamento degli organici, licenziamento della raccomandazione n° 8 del Ministero e da un punto di vista contrattuale, recepimento della dichiarazione congiunta n° 5 del vigente CCNL secondo cui "è necessario che le aziende approntino tutte le misure necessarie, anche in tema di patrocinio e assistenza legale, per tutelare i dirigenti che hanno subito aggressioni".


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martedì 13 febbraio 2024

Proroga scudo penale


"La proroga dello scudo penale è il primo segnale importante del Governo nei confronti di una professione, quella medica, che necessita di un sostegno, non solo economico, ma di sistema". Questo il primo commento del Presidente della Federazione CIMO-FESMED Guido Quici che evidenzia come la decisa interlocuzione avviata dal ministro Schillaci con il Ministero di Grazia e Giustizia possa finalmente accelerare i tempi per affrontare una riforma, quella della responsabilità professionale degli operatori sanitari, nell'attesa di conoscere le conclusioni dei lavori prodotti dalla commissione tecnica voluta dal Ministro Nordio. Una proroga indispensabile che, tuttavia, richiede, una conclusione rapida dei lavori per rivedere urgentemente la legge Gelli e dare, quindi, le necessarie certezze al lavoro dei medici e alla tutela giuridica dei pazienti. Un primo segnale che, di fatto, rientra tra le proposte di sistema che la Federazione CIMO-FESMED, rappresentativa di ANPO-ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED, aveva rilanciato in occasione dello sciopero del 5 dicembre, proposta che ricomprende anche lo sbocco del tetto di spesa per il personale sanitario. Anche in questo caso sembra in dirittura di arrivo la sperimentazione AGENAS sul fabbisogno del personale, sperimentazione che tuttavia necessita di un'attenta analisi dei risultati derivanti dall'algoritmo anche in virtù della concreta applicazione del CCNL 19-21. Appare, infatti, superfluo sottolineare come l'orario di lavoro ed il servizio fuori sede rappresentino elementi imprescindibili nella valutazione del reale fabbisogno di sanitari. Non ultimo la rivalutazione della indennità di specificità della professione sanitaria, richiesta a gran voce in occasione della legge di bilancio e non accolta per consentire alle regioni di accaparrarsi alcune centinaia di milioni di euro utili a ridurre, sulla carta, i tempi di attesa per le prestazioni sanitarie. L'intervento adottato non è strutturale ma solo demagogico, certamente non risolutivo e con evidenti dubbi sul reale utilizzo di un finanziamento e che, di fatto, avrebbe assicurato quel riconoscimento economico atteso dai medici e dai sanitari del servizio pubblico. In sintesi, come Federazione CIMO-FESMED, attendiamo che le nostre richieste si concretizzino in atti e la proroga dello scudo penale sembra un buon inizio. #scudopenale #medici #salute #italia

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martedì 30 gennaio 2024

CONTO ECONOMICO 2021

Conto economico 2021: per il personale sanitario si spende sempre meno, ma boom di cooperative

In 11 anni il rapporto tra il costo del personale e la spesa sanitaria complessiva è passato dal 32% al 28%, ma nel 2021 si è speso il 66,22% in più rispetto al 2019 per medici gettonisti e cooperative

Roma, 30 gennaio 2024  La spesa sanitaria aumenta, ma si continua a risparmiare sul personale. A confermarlo è il Conto economico relativo al 2021 pubblicato nei giorni scorsi dal Ministero della Salute: a fronte di un finanziamento del SSN aumentato, tra il 2010 ed il 2021, del 19,9%, il costo del personale è cresciuto solo del 2,77%. Da una elaborazione dei dati condotta dalla Federazione CIMO-FESMED, emerge allora con chiarezza come il rapporto tra il costo del personale e la spesa sanitaria complessiva sia in costante decrescita, passando dal 32% al 28%. 

Ma c'è un altro dato che, sebbene in modo indiretto, è legato all'evidente intenzione di disinvestire sul personale sanitario: la formazione continua, la cui spesa nel 2021 è diminuita del 7,72% rispetto al 2019 e del 23,72% rispetto al 2010.

A fronte di tali tagli, però, assistiamo all'aumento notevole di altri capitoli di spesa, a cominciare dalla voce relativa a consulenze, collaborazioni e lavoro interinale sanitari, per i quali nel 2021 si è speso oltre 900 milioni di euro in più rispetto al 2019, registrando un aumento del 79,28%. Sono questi i capitoli di spesa che ricomprendono le cooperative e i medici gettonisti, il cui costo è aumentato, nel triennio analizzato, di 173 milioni (+66,22%), passando da 261,5 milioni a 434,7 milioni di euro. 

Con il segno positivo anche altri capitoli, come la spesa per le assicurazioni (cresciuta, tra il 2019 ed il 2021, del 13,08%) e per i servizi non sanitari, ed in particolare i costi legati ai sistemi informativi (+35,49%), allo smaltimento dei rifiuti (+48,78%) e ai servizi di trasporto non sanitari (+25,59%).

«Si tratta di numeri impietosi, che vanno al di là delle polemiche politiche su quale governo abbia introdotto il tetto alla spesa del personale commenta Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED -: la volontà ditagliare sulle figure professionali che tengono in vita il Servizio sanitario nazionale è bipartisan, e tale è la responsabilità delle condizioni drammatiche in cui oggi versa la sanità pubblica. Per risollevare il SSN, allora, è essenziale invertire il trend, e rilanciare l'offerta sanitaria tornando ad investire realmente sul personale sanitario».



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