La riforma dell'accesso a Medicina non è di certo una rivoluzione, ma posticipa di qualche mese la selezione degli studenti. Il numero chiuso quindi, per fortuna, rimane, così come rimane il 'quizzone' all'ingresso, composto da domande a risposta multipla e a completamento, per le quali è anche assurdamente prevista la possibilità di dare la lode. Resta l'enorme problema di capire in che modo le università riusciranno ad accogliere i 70mila studenti che si iscriveranno al primo semestre, e che nei prossimi anni saranno inevitabilmente anche di più, visto che chi non supera il semestre filtro potrà iscriversi nuovamente a Medicina altre due volte. Insomma, temiamo che la riforma sia un bel pasticcio". Così all'Adnkronos Salute Guido Quici, presidente del sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed, dopo la firma da parte del ministro dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, del decreto che dà attuazione alla riforma in vigore già dal prossimo anno accademico 2025-2026.
"Ci preoccupa, infine - aggiunge Quici - l'aumento costante del numero di posti previsto a Medicina: se oggi infatti mancano i medici, nei prossimi anni potrebbero essercene troppi. Esaurita la gobba pensionistica, saranno sempre di meno i medici che andranno in pensione, e dove lavoreranno tutti questi nuovi giovani medici che oggi si intende formare? Rischiamo di far laureare decine di migliaia di medici che poi saranno disoccupati o che, come accade già oggi, ci ringrazieranno per l'ottima formazione ricevuta e si trasferiranno all'estero".
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