lunedì 24 novembre 2025

Guido Quici: “Grazie al ministro per essere prontamente intervenuto prendendo le distanze dall'emendamento Biancofiore”



"Ringraziamo il ministro della Salute, Orazio Schillaci, per essere prontamente intervenuto prendendo le distanze dall'emendamento alla legge di Bilancio sulla responsabilità professionale presentato dalla senatrice Biancofiore". Così all'Adnkronos Salute Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed, dopo le polemiche nate dalla proposta della senatrice Michaela Biancofiore per rendere nuovamente contrattuale la responsabilità civile del personale sanitario, e la contrarietà espressa dal ministero della Salute.

"Un emendamento, come evidenziato dal ministero, né utile né opportuno - sottolinea Quici - che avrebbe messo ulteriormente alla gogna il personale sanitario, vanificando quanto fatto negli ultimi 10 anni nel tentativo di tutelare il più possibile il lavoro di chi ogni giorno cerca di salvare la vita dei cittadini. La responsabilità professionale dei sanitari ha bisogno di una riforma, ma nel senso contrario a quanto proposto: bisogna assicurare ai medici maggiore tranquillità, in modo da ridurre anche la medicina difensiva e quindi le liste d'attesa", conclude.


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martedì 18 novembre 2025

Cimo-Fesmed firma la pre-intesa per il contratto 2022-2024



_Il Presidente Quici: «Accordo positivo, ma prevalgono ancora posizioni demagogiche contro chi ha scelto il regime di non esclusività che andranno superate nel prossimo contratto. Ora aprire rapidamente il tavolo per il triennio 2025-2027»_

Roma, 18 novembre 2025 - Doveva essere una trattativa rapida, e così è stato. Al quarto incontro presso l'Aran è stata firmata la pre-intesa per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dei medici e dei dirigenti sanitari relativo al triennio 2022-2024.
L'accordo prevede aumenti mensili che vanno dai 322 euro lordi per gli incarichi di base ai 530 euro per i direttori di unità operativa complessa dell'area chirurgica, mentre gli arretrati oscillano tra gli 8.066 euro e i 13.480 euro, al lordo dell'indennità di vacanza contrattuale già erogata.
«Siamo complessivamente soddisfatti del risultato ottenuto, che accoglie molte delle richieste da noi avanzate - dichiara Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED, il secondo sindacato più rappresentativo della categoria, cui aderiscono ANPO, ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED -. Come più volte auspicato, la trattativa si è concentrata sugli aspetti economici, riuscendo a destinare quasi il 90% delle risorse alla parte fissa della retribuzione. Gli interventi normativi sono stati limitati al miglioramento di alcuni punti del testo vigente, che avevano generato difficoltà applicative nelle Aziende, e all'introduzione di poche ma necessarie novità. D'altra parte, con le risorse stanziate dal Governo - sulle quali le parti sindacali, in sede Aran, non possono intervenire - non era possibile fare diversamente».
«Prima dell'avvio del confronto - prosegue Quici - avevamo individuato due priorità: valorizzare i giovani medici e ridurre le penalizzazioni economiche per chi ha scelto il regime di non esclusività. Con questo contratto l'indennità degli incarichi iniziali, assegnati ai professionisti con meno di cinque anni di servizio, sarà rivalutata del 55% a fronte di un aumento che va dal 16 al 20% per gli altri incarichi. Sul fronte della non esclusività, abbiamo ottenuto un aumento dal 55% al 65% rispetto a quanto percepito da chi opera in esclusività: un passo avanti che, tuttavia, riteniamo insufficiente a causa del veto posto da alcune Regioni e da alcune organizzazioni sindacali per motivazioni puramente demagogiche e lontane dalla realtà. Auspichiamo di poter superare questa ingiustizia già nel prossimo contratto. A tal fine abbiamo firmato una dichiarazione a verbale che impegna l'Aran, nella negoziazione del CCNL 2025-2027, a sanare questa discriminazione».
«Ora - conclude Quici - è fondamentale che l'iter di verifica della pre-intesa proceda rapidamente, così da arrivare al più presto alla firma definitiva del contratto e consentire alle Regioni di emanare l'atto di indirizzo per l'avvio delle trattative del triennio 2025-2027. Così facendo, per la prima volta il contratto si riallineerebbe al triennio di riferimento».


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venerdì 19 settembre 2025

COMUNICATO STAMPA



Atto di indirizzo CCNL medici e dirigenti sanitari, giudizio positivo da CIMO-FESMED: «Ora chiudere rapidamente contratto»
«A fronte di poche risorse, era inimmaginabile attendersi importanti modifiche della parte normativa. Apprezzabile l'intenzione di valorizzare i professionisti, soprattutto i più giovani»
Roma, 18 settembre 2025 - È un giudizio complessivamente positivo, quello che il sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED esprime in merito all'atto di indirizzo per il rinnovo del CCNL 2022-2024 della dirigenza sanitaria - dunque scaduto da quasi due anni - che è stato emanato ieri dal Comitato di Settore Regioni-Sanità. Come richiesto più volte da CIMO-FESMED, si tratta di un testo snello che apre alla possibilità di un percorso negoziale rapido, utile ad intervenire esclusivamente sulla parte economica e sulle parti normative che richiedono una regolamentazione più urgente, senza prevedere particolari elementi di criticità. Anzi, è apprezzabile l'intenzione di valorizzare il lavoro dei dirigenti medici e sanitari, in particolare dei più giovani.
«Non ci stupisce l'irrisorietà dell'incremento economico, pari al 5,78% a regime e ampiamente inferiore al tasso inflattivo, che è stato previsto dalla legge di Bilancio del 2021 e dunque è escluso dalla trattativa sindacale – commenta Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED -. Si tratta dell'aumento che riguarda tutti i dipendenti della pubblica amministrazione, con l'aggiunta di ulteriori risorse pari a 36,4 milioni».
«Condividiamo la necessità – continua Quici - di offrire una carriera ai giovani medici in tempi più certi e rapidi. Apprezziamo la volontà delle Regioni di rendere esigibili i residui dei fondi a favore di chi resta al lavoro, impedendo alle aziende di commettere le solite furberie. Giudichiamo favorevolmente la ricostruzione di carriera senza ulteriori penalizzazioni. Positiva anche l'intenzione di aumentare il limite del costo delle prestazioni aggiuntive, lasciandone la regolamentazione alle singole Regioni tramite confronto sindacale. Siamo tuttavia scettici, soprattutto per le implicazioni medico-legali, sull'istituto della pronta disponibilità telefonica».
«In sintesi, a fronte di poche risorse, era inimmaginabile attendersi importanti modifiche della parte normativa del contratto. Ecco perché come Federazione CIMO-FESMED siamo decisi a chiudere velocemente le trattative per il CCNL 2022-2024 per aprire urgentemente il tavolo per il triennio 2025-2027».

giovedì 17 luglio 2025

COMUNICATO STAMPA ANAAO ASSOMED E CIMO-FESMED


«Inaccettabili gli emendamenti al ddl Prestazioni sanitarie: se approvati, pronti alla mobilitazione»
I sindacati dei medici e dei dirigenti sanitari ANAAO ASSOMED e CIMO-FESMED sul piede di guerra: «Si appalta a terzi la gestione degli ospedali e si tenta di creare divisioni tra i medici ospedalieri»
Roma, 16 luglio 2025 - È impietosa, secondo i sindacati ANAAO ASSOMED e CIMO-FESMED, l'analisi degli emendamenti presentati dalla maggioranza al Ddl Prestazioni sanitarie: per un'evidente incapacità di gestire il Servizio sanitario nazionale e di adottare le riforme necessarie al suo rilancio, il Governo sta vergognosamente appaltando la gestione degli ospedali a terzi.
- Si appaltano le prestazioni di Pronto soccorso ai gettonisti e alle cooperative, usciti dalla porta e rientrati dalla finestra, con tutte le criticità in termini di formazione, esperienza, compensi e rispetto della normativa sull'orario di lavoro già ampiamente denunciate e certificate dallo stesso Ministero della Salute.
- Si appaltano le prestazioni di specialistica ambulatoriale alle farmacie, snaturando il loro ruolo di presidi fondamentali per il territorio ma che non possono ambire a diventare dei piccoli ospedali.
- Si prevede l'introduzione dell'obbligo, per tutti gli specializzandi, di lavorare per un anno in Pronto soccorso durante il corso di formazione, esclusivamente per colmare i buchi di organico e senza tenere in alcun modo in considerazione le legittime aspirazioni dei medici. E in caso di straordinari degli specializzandi, ovviamente non viene stanziato nemmeno un euro per retribuirli, ma verrebbero pagati
E proprio sul tema delle risorse risicate viene proposto un emendamento - ritenuto inaccettabile dai due sindacati - che, come un moderno Robin Hood, toglie a tutti i medici i fondi contrattuali per il trattamento accessorio destinato alla valorizzazione della carriera dei professionisti per gli anni 2025 e 2026, pari a circa 200 milioni di euro, per darli esclusivamente al personale dell'emergenza-urgenza e delle reti tempo dipendenti.
Occorre giustamente valorizzare il lavoro nell'emergenza-urgenza, ma lo si faccia stanziando fondi ad hoc, non togliendoli agli altri, con il rischio peraltro di innescare una guerra tra poveri.
Per non parlare dell'ennesimo tentativo di dipingere l'intramoenia come la causa delle liste d'attesa, prevedendone l'attivazione solo nel caso in cui le agende istituzionali siano piene, con l'unica conseguenza di ridurre ulteriormente l'offerta sanitaria e dunque di allungare i tempi di attesa.
«Ci troviamo dinanzi a un deplorevole tentativo non solo di smantellare il nostro Servizio sanitario nazionale, ma anche di creare profonde divisioni tra il personale - dichiarano Pierino Di Silverio, Segretario nazionale ANAAO ASSOMED, e Guido Quici, Presidente Federazione CIMO-FESMED - dinanzi al quale non possiamo tacere e non possiamo restare fermi. Abbiamo già attivato ogni possibile strumento a nostra disposizione per evitare che tali emendamenti siano approvati, e confidiamo nell'attenzione e nelle competenze di alcuni parlamentari e forze politiche, ma nel caso in cui dovessero passare non escludiamo la possibilità di proclamare lo stato di agitazione e mobilitare i nostri iscritti, fino a promuovere il rifiuto di proseguire un minuto oltre il nostro orario di lavoro».


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mercoledì 18 giugno 2025

Medici di Pronto Soccorso



«Se non si migliorano le condizioni di lavoro e non si adeguano gli stipendi, sarà molto difficile trovare medici disponibili ad andare a lavorare in Pronto soccorso per colmare i vuoti lasciati dai gettonisti» afferma Guido Quici, Presidente del sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED, commentando le dichiarazioni rilasciate questa mattina dal Ministro Schillaci in merito alla scadenza dell'uso dei medici gettonisti da parte di Asl e ospedali.

«Per il Ministro i medici devono essere assunti e lavorare a tempo pieno per la sanità pubblica, usando per le assunzioni quanto viene speso per i gettonisti – continua Quici -. Non possiamo che essere d'accordo: sono anni che chiediamo di spostare dalla voce di bilancio "beni e servizi" alla voce "personale" quanto speso per i gettonisti; ma forse dovrebbe essere il Ministro dell'Economia Giorgetti ad acconsentire a tale cambiamento. In ogni caso, le aziende non vogliono assumere perché un medico dipendente sarà a carico del SSN almeno per trenta anni, mentre un gettonista costa di più nell'immediato ma può essere mandato via quando si vuole, considerato che nei prossimi anni ci sarà un numero maggiore di specialisti rispetto ai pensionati, e quindi sarà più semplice trovare professionisti a costi inferiori».

«E oltre al problema economico – sottolinea il Presidente CIMO-FESMED -, oggi dobbiamo fare i conti con l'indisponibilità di medici che vogliano lavorare nei Pronto soccorso. "Se tanti giovani scelgono di fare i gettonisti sono convinto che rientrerebbero nel SSN", dice Schillaci. Peccato che non sia così: i gettonisti, oltre a guadagnare molto di più di un dipendente, scelgono le strutture in cui lavorare, quanti turni coprire, non rischiano denunce e possono prendersi il lusso di andare in ferie, se vogliono. I medici dipendenti che lavorano in Pronto soccorso invece sono malpagati, non hanno prospettive di carriera, hanno mani e piedi legati da vincoli burocratici inaccettabili, subiscono continuamente aggressioni e lavorano in un clima tossico che li porta a rassegnare le dimissioni e a voler cambiare vita. I Pronto soccorso oggi per i dipendenti sono gironi infernali: se non si risolvono a monte queste condizioni, non ci saranno più medici disponibili a lavorarci. Per questo chiediamo a gran voce l'emanazione dell'atto di indirizzo necessario ad avviare le trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale e investimenti seri per migliorare le condizioni di lavoro del personale».

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lunedì 16 giugno 2025

Confronto Conferenza Regioni e OO.SS




È continuato questa mattina il confronto tra la Conferenza delle Regioni e i sindacati della dirigenza medica e del comparto sanitario volto ad individuare le misure necessarie a valorizzare il personale del Servizio sanitario nazionale. Le azioni proposte dalla Conferenza delle Regioni nella bozza di documento vanno dall'adeguamento dei salari ai percorsi di carriera, dall'esigibilità dei contratti al welfare: misure ritenute senz'altro condivisibili dalla Federazione CIMO-FESMED, ma solo ed esclusivamente se supportate da un adeguato finanziamento statale. In caso contrario, il documento sancirebbe dei principi destinati a rimanere lettera morta o a trasformarsi in un boomerang per i medici.

Poiché infatti è altamente improbabile che in questo particolare momento storico il Governo riesca ad aumentare le risorse destinate alla sanità, le Regioni propongono di superare l'impasse sbloccando il tetto al salario accessorio, che consentirebbe loro di stanziare maggiori risorse per il personale: «Dovremmo tuttavia trovare il modo di scongiurare il rischio di un'eccessiva regionalizzazione contrattuale - commenta Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED –. Potremmo infatti trovarci dinanzi a importanti differenze sul territorio nazionale, con le Regioni più ricche pronte ad investire milioni di euro per offrire migliori condizioni economiche e attrarre professionisti, e le Regioni più in difficoltà dinanzi a un bivio: o consentire al proprio Servizio sanitario regionale di perdere ulteriormente medici e professionisti sanitari, oppure attingere ai fondi contrattuali dei medici per finanziare i principi previsti dal documento».

Tra questi, ad esempio, compare "la piena equiparazione dei dirigenti medici, sanitari e delle professioni sanitarie", considerato che attualmente per questi ultimi sono previste alcune voci retributive inferiori rispetto al resto della dirigenza. In assenza di risorse aggiuntive, il finanziamento di tale equiparazione potrebbe verosimilmente avvenire attraverso un prelievo forzato dai fondi dei medici. «Un'eventualità inaccettabile – dichiara Quici - poiché non possono essere sempre i medici a rinunciare ai loro soldi per finanziare le pur legittime aspirazioni di altre professioni».

Similmente, la Conferenza delle Regioni propone di incentivare l'adozione di percorsi di carriera per tutti i dirigenti, ma poiché le stesse Regioni hanno imposto un tetto al numero di unità complesse e semplici, oggi affidare una direzione di struttura ad un dirigente non medico significherebbe togliere un posto ad un medico. «Se si vuole davvero incentivare la carriera dei dirigenti occorre dunque eliminare gli attuali limiti», aggiunge Quici.

Si torna poi a parlare di "revisione e semplificazione dei profili professionali" introducendo "modelli organizzativi più flessibili e orientati al lavoro multidisciplinare": «Rischiamo seriamente di passare dal task shifting al task sharing, senza prevedere una formazione adeguata di tutti i professionisti coinvolti e, soprattutto, senza modificare i profili della responsabilità sanitaria, che allo stato attuale colpisce pressoché esclusivamente i medici – prosegue Quici -. Occorre invece definire in modo chiaro le competenze di ciascuna professione e affidare in modo esplicito ed esclusivo l'atto medico (dunque diagnosi, prognosi e terapia) al medico. L'anarchia delle competenze può mettere a rischio la sicurezza delle cure».

«Sono poi senz'altro apprezzabili – aggiunge – le proposte in tema di esigibilità dei contratti, ma la nostra precisa richiesta è l'emanazione dell'atto di indirizzo del CCNL 2022-2024, che non può essere vincolata alla condivisione del documento in discussione. Concordiamo sulla necessità di regolamentare l'affidamento della direzione delle strutture apicali agli universitari, che oggi penalizzano i medici ospedalieri, e rilanciamo la necessità di valorizzare economicamente il ruolo di tutoraggio degli specializzandi svolto dal personale dipendente del SSN. Infine condividiamo l'intenzione di stigmatizzare nel documento la grave situazione del personale dipendente della sanità privata accreditata, senza contratto da anni e vittima di dumping salariale».

«Ci auguriamo – conclude Quici – che i prossimi confronti con la Conferenza delle Regioni possano essere altrettanto proficui come quello odierno, e che nel testo siano apportate le modifiche necessarie a scampare i pericoli da noi denunciati».

@follower


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venerdì 6 giugno 2025



La riforma dell'accesso a Medicina non è di certo una rivoluzione, ma posticipa di qualche mese la selezione degli studenti. Il numero chiuso quindi, per fortuna, rimane, così come rimane il 'quizzone' all'ingresso, composto da domande a risposta multipla e a completamento, per le quali è anche assurdamente prevista la possibilità di dare la lode. Resta l'enorme problema di capire in che modo le università riusciranno ad accogliere i 70mila studenti che si iscriveranno al primo semestre, e che nei prossimi anni saranno inevitabilmente anche di più, visto che chi non supera il semestre filtro potrà iscriversi nuovamente a Medicina altre due volte. Insomma, temiamo che la riforma sia un bel pasticcio". Così all'Adnkronos Salute Guido Quici, presidente del sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed, dopo la firma da parte del ministro dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, del decreto che dà attuazione alla riforma in vigore già dal prossimo anno accademico 2025-2026.

"Ci preoccupa, infine - aggiunge Quici - l'aumento costante del numero di posti previsto a Medicina: se oggi infatti mancano i medici, nei prossimi anni potrebbero essercene troppi. Esaurita la gobba pensionistica, saranno sempre di meno i medici che andranno in pensione, e dove lavoreranno tutti questi nuovi giovani medici che oggi si intende formare? Rischiamo di far laureare decine di migliaia di medici che poi saranno disoccupati o che, come accade già oggi, ci ringrazieranno per l'ottima formazione ricevuta e si trasferiranno all'estero".

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