giovedì 17 luglio 2025

COMUNICATO STAMPA ANAAO ASSOMED E CIMO-FESMED


«Inaccettabili gli emendamenti al ddl Prestazioni sanitarie: se approvati, pronti alla mobilitazione»
I sindacati dei medici e dei dirigenti sanitari ANAAO ASSOMED e CIMO-FESMED sul piede di guerra: «Si appalta a terzi la gestione degli ospedali e si tenta di creare divisioni tra i medici ospedalieri»
Roma, 16 luglio 2025 - È impietosa, secondo i sindacati ANAAO ASSOMED e CIMO-FESMED, l'analisi degli emendamenti presentati dalla maggioranza al Ddl Prestazioni sanitarie: per un'evidente incapacità di gestire il Servizio sanitario nazionale e di adottare le riforme necessarie al suo rilancio, il Governo sta vergognosamente appaltando la gestione degli ospedali a terzi.
- Si appaltano le prestazioni di Pronto soccorso ai gettonisti e alle cooperative, usciti dalla porta e rientrati dalla finestra, con tutte le criticità in termini di formazione, esperienza, compensi e rispetto della normativa sull'orario di lavoro già ampiamente denunciate e certificate dallo stesso Ministero della Salute.
- Si appaltano le prestazioni di specialistica ambulatoriale alle farmacie, snaturando il loro ruolo di presidi fondamentali per il territorio ma che non possono ambire a diventare dei piccoli ospedali.
- Si prevede l'introduzione dell'obbligo, per tutti gli specializzandi, di lavorare per un anno in Pronto soccorso durante il corso di formazione, esclusivamente per colmare i buchi di organico e senza tenere in alcun modo in considerazione le legittime aspirazioni dei medici. E in caso di straordinari degli specializzandi, ovviamente non viene stanziato nemmeno un euro per retribuirli, ma verrebbero pagati
E proprio sul tema delle risorse risicate viene proposto un emendamento - ritenuto inaccettabile dai due sindacati - che, come un moderno Robin Hood, toglie a tutti i medici i fondi contrattuali per il trattamento accessorio destinato alla valorizzazione della carriera dei professionisti per gli anni 2025 e 2026, pari a circa 200 milioni di euro, per darli esclusivamente al personale dell'emergenza-urgenza e delle reti tempo dipendenti.
Occorre giustamente valorizzare il lavoro nell'emergenza-urgenza, ma lo si faccia stanziando fondi ad hoc, non togliendoli agli altri, con il rischio peraltro di innescare una guerra tra poveri.
Per non parlare dell'ennesimo tentativo di dipingere l'intramoenia come la causa delle liste d'attesa, prevedendone l'attivazione solo nel caso in cui le agende istituzionali siano piene, con l'unica conseguenza di ridurre ulteriormente l'offerta sanitaria e dunque di allungare i tempi di attesa.
«Ci troviamo dinanzi a un deplorevole tentativo non solo di smantellare il nostro Servizio sanitario nazionale, ma anche di creare profonde divisioni tra il personale - dichiarano Pierino Di Silverio, Segretario nazionale ANAAO ASSOMED, e Guido Quici, Presidente Federazione CIMO-FESMED - dinanzi al quale non possiamo tacere e non possiamo restare fermi. Abbiamo già attivato ogni possibile strumento a nostra disposizione per evitare che tali emendamenti siano approvati, e confidiamo nell'attenzione e nelle competenze di alcuni parlamentari e forze politiche, ma nel caso in cui dovessero passare non escludiamo la possibilità di proclamare lo stato di agitazione e mobilitare i nostri iscritti, fino a promuovere il rifiuto di proseguire un minuto oltre il nostro orario di lavoro».


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mercoledì 18 giugno 2025

Medici di Pronto Soccorso



«Se non si migliorano le condizioni di lavoro e non si adeguano gli stipendi, sarà molto difficile trovare medici disponibili ad andare a lavorare in Pronto soccorso per colmare i vuoti lasciati dai gettonisti» afferma Guido Quici, Presidente del sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED, commentando le dichiarazioni rilasciate questa mattina dal Ministro Schillaci in merito alla scadenza dell'uso dei medici gettonisti da parte di Asl e ospedali.

«Per il Ministro i medici devono essere assunti e lavorare a tempo pieno per la sanità pubblica, usando per le assunzioni quanto viene speso per i gettonisti – continua Quici -. Non possiamo che essere d'accordo: sono anni che chiediamo di spostare dalla voce di bilancio "beni e servizi" alla voce "personale" quanto speso per i gettonisti; ma forse dovrebbe essere il Ministro dell'Economia Giorgetti ad acconsentire a tale cambiamento. In ogni caso, le aziende non vogliono assumere perché un medico dipendente sarà a carico del SSN almeno per trenta anni, mentre un gettonista costa di più nell'immediato ma può essere mandato via quando si vuole, considerato che nei prossimi anni ci sarà un numero maggiore di specialisti rispetto ai pensionati, e quindi sarà più semplice trovare professionisti a costi inferiori».

«E oltre al problema economico – sottolinea il Presidente CIMO-FESMED -, oggi dobbiamo fare i conti con l'indisponibilità di medici che vogliano lavorare nei Pronto soccorso. "Se tanti giovani scelgono di fare i gettonisti sono convinto che rientrerebbero nel SSN", dice Schillaci. Peccato che non sia così: i gettonisti, oltre a guadagnare molto di più di un dipendente, scelgono le strutture in cui lavorare, quanti turni coprire, non rischiano denunce e possono prendersi il lusso di andare in ferie, se vogliono. I medici dipendenti che lavorano in Pronto soccorso invece sono malpagati, non hanno prospettive di carriera, hanno mani e piedi legati da vincoli burocratici inaccettabili, subiscono continuamente aggressioni e lavorano in un clima tossico che li porta a rassegnare le dimissioni e a voler cambiare vita. I Pronto soccorso oggi per i dipendenti sono gironi infernali: se non si risolvono a monte queste condizioni, non ci saranno più medici disponibili a lavorarci. Per questo chiediamo a gran voce l'emanazione dell'atto di indirizzo necessario ad avviare le trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale e investimenti seri per migliorare le condizioni di lavoro del personale».

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lunedì 16 giugno 2025

Confronto Conferenza Regioni e OO.SS




È continuato questa mattina il confronto tra la Conferenza delle Regioni e i sindacati della dirigenza medica e del comparto sanitario volto ad individuare le misure necessarie a valorizzare il personale del Servizio sanitario nazionale. Le azioni proposte dalla Conferenza delle Regioni nella bozza di documento vanno dall'adeguamento dei salari ai percorsi di carriera, dall'esigibilità dei contratti al welfare: misure ritenute senz'altro condivisibili dalla Federazione CIMO-FESMED, ma solo ed esclusivamente se supportate da un adeguato finanziamento statale. In caso contrario, il documento sancirebbe dei principi destinati a rimanere lettera morta o a trasformarsi in un boomerang per i medici.

Poiché infatti è altamente improbabile che in questo particolare momento storico il Governo riesca ad aumentare le risorse destinate alla sanità, le Regioni propongono di superare l'impasse sbloccando il tetto al salario accessorio, che consentirebbe loro di stanziare maggiori risorse per il personale: «Dovremmo tuttavia trovare il modo di scongiurare il rischio di un'eccessiva regionalizzazione contrattuale - commenta Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED –. Potremmo infatti trovarci dinanzi a importanti differenze sul territorio nazionale, con le Regioni più ricche pronte ad investire milioni di euro per offrire migliori condizioni economiche e attrarre professionisti, e le Regioni più in difficoltà dinanzi a un bivio: o consentire al proprio Servizio sanitario regionale di perdere ulteriormente medici e professionisti sanitari, oppure attingere ai fondi contrattuali dei medici per finanziare i principi previsti dal documento».

Tra questi, ad esempio, compare "la piena equiparazione dei dirigenti medici, sanitari e delle professioni sanitarie", considerato che attualmente per questi ultimi sono previste alcune voci retributive inferiori rispetto al resto della dirigenza. In assenza di risorse aggiuntive, il finanziamento di tale equiparazione potrebbe verosimilmente avvenire attraverso un prelievo forzato dai fondi dei medici. «Un'eventualità inaccettabile – dichiara Quici - poiché non possono essere sempre i medici a rinunciare ai loro soldi per finanziare le pur legittime aspirazioni di altre professioni».

Similmente, la Conferenza delle Regioni propone di incentivare l'adozione di percorsi di carriera per tutti i dirigenti, ma poiché le stesse Regioni hanno imposto un tetto al numero di unità complesse e semplici, oggi affidare una direzione di struttura ad un dirigente non medico significherebbe togliere un posto ad un medico. «Se si vuole davvero incentivare la carriera dei dirigenti occorre dunque eliminare gli attuali limiti», aggiunge Quici.

Si torna poi a parlare di "revisione e semplificazione dei profili professionali" introducendo "modelli organizzativi più flessibili e orientati al lavoro multidisciplinare": «Rischiamo seriamente di passare dal task shifting al task sharing, senza prevedere una formazione adeguata di tutti i professionisti coinvolti e, soprattutto, senza modificare i profili della responsabilità sanitaria, che allo stato attuale colpisce pressoché esclusivamente i medici – prosegue Quici -. Occorre invece definire in modo chiaro le competenze di ciascuna professione e affidare in modo esplicito ed esclusivo l'atto medico (dunque diagnosi, prognosi e terapia) al medico. L'anarchia delle competenze può mettere a rischio la sicurezza delle cure».

«Sono poi senz'altro apprezzabili – aggiunge – le proposte in tema di esigibilità dei contratti, ma la nostra precisa richiesta è l'emanazione dell'atto di indirizzo del CCNL 2022-2024, che non può essere vincolata alla condivisione del documento in discussione. Concordiamo sulla necessità di regolamentare l'affidamento della direzione delle strutture apicali agli universitari, che oggi penalizzano i medici ospedalieri, e rilanciamo la necessità di valorizzare economicamente il ruolo di tutoraggio degli specializzandi svolto dal personale dipendente del SSN. Infine condividiamo l'intenzione di stigmatizzare nel documento la grave situazione del personale dipendente della sanità privata accreditata, senza contratto da anni e vittima di dumping salariale».

«Ci auguriamo – conclude Quici – che i prossimi confronti con la Conferenza delle Regioni possano essere altrettanto proficui come quello odierno, e che nel testo siano apportate le modifiche necessarie a scampare i pericoli da noi denunciati».

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venerdì 6 giugno 2025



La riforma dell'accesso a Medicina non è di certo una rivoluzione, ma posticipa di qualche mese la selezione degli studenti. Il numero chiuso quindi, per fortuna, rimane, così come rimane il 'quizzone' all'ingresso, composto da domande a risposta multipla e a completamento, per le quali è anche assurdamente prevista la possibilità di dare la lode. Resta l'enorme problema di capire in che modo le università riusciranno ad accogliere i 70mila studenti che si iscriveranno al primo semestre, e che nei prossimi anni saranno inevitabilmente anche di più, visto che chi non supera il semestre filtro potrà iscriversi nuovamente a Medicina altre due volte. Insomma, temiamo che la riforma sia un bel pasticcio". Così all'Adnkronos Salute Guido Quici, presidente del sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed, dopo la firma da parte del ministro dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, del decreto che dà attuazione alla riforma in vigore già dal prossimo anno accademico 2025-2026.

"Ci preoccupa, infine - aggiunge Quici - l'aumento costante del numero di posti previsto a Medicina: se oggi infatti mancano i medici, nei prossimi anni potrebbero essercene troppi. Esaurita la gobba pensionistica, saranno sempre di meno i medici che andranno in pensione, e dove lavoreranno tutti questi nuovi giovani medici che oggi si intende formare? Rischiamo di far laureare decine di migliaia di medici che poi saranno disoccupati o che, come accade già oggi, ci ringrazieranno per l'ottima formazione ricevuta e si trasferiranno all'estero".

#medicina#università #riforma #Italia #Estero


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martedì 27 maggio 2025

CARRIERA OSPEDALIERA SCIPPATA


Le Università stanno occupando gli ospedali. E i medici universitari stanno tagliando drasticamente le prospettive di carriera dei medici ospedalieri. La cosiddetta "clinicizzazione" delle strutture sanitarie è in costante espansione, andando ben al di là delle necessità dettate dalla didattica e dalla ricerca e rappresentando sempre più una mera occupazione di spazi e di potere e una minaccia per gli ospedalieri. Un fenomeno insopportabile davanti al quale i sindacati ANAAO ASSOMED e CIMO-FESMED e la società scientifica ACOI (Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani) non possono più rimanere in silenzio.

Si assiste infatti frequentemente all'ampliamento, sulla base di accordi siglati da Atenei e Regioni, delle attività didattiche in reparti o intere strutture assistenziali che in molti casi non hanno nemmeno i numeri o la casistica necessari a giustificare la presenza dell'Università; la direzione di tali unità operative viene quindi affidata a professori universitari nominati dal Rettore – e che quindi non devono superare un concorso come invece richiesto agli ospedalieri che ambiscono a diventare direttori di struttura - nonostante il personale medico sia prevalentemente, se non esclusivamente, ospedaliero. All'improvviso, dunque, gli ospedalieri si ritrovano non solo senza alcuno sbocco di carriera, ma devono anche farsi carico della responsabilità di occuparsi della formazione pratica dei medici specializzandi affidati a quel determinato reparto. Senza percepire alcun compenso aggiuntivo, ovviamente.
ANAAO ASSOMED, CIMO-FESMED e ACOI chiedono dunque al Ministero della Salute e alla Conferenza delle Regioni di intervenire urgentemente per porre fine a un espansionismo senza controllo che calpesta i diritti dei medici ospedalieri.
«Ci rifiutiamo di condannare i medici ospedalieri a cedere spazi e competenze all'Università - dichiara Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale ANAAO ASSOMED – e relegarli nella riserva di un SSN povero e per i poveri, lasciando ad altri il 'lusso' della formazione, della didattica e dell'assistenza nei settori ad alta specializzazione. È necessario un intervento deciso per rendere i rapporti Università-SSN meno conflittuali e più rispettosi dei reciproci fini istituzionali. Anche per costruire il livello di integrazione necessario a superare il vissuto da "separati in casa" che caratterizza la situazione attuale».

«In un momento di particolare crisi dei medici ospedalieri, costretti a lavorare in condizioni inaccettabili per far fronte alle gravi carenze di personale, è intollerabile aggiungere ulteriori cause di demotivazione, che spingeranno sempre più colleghi ad allontanarsi dal SSN - dichiara Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED -. Occorre definire in modo chiaro e trasparente la dotazione strutturale e l'organizzazione necessarie alla didattica e alla ricerca, al fine di evitare di disperdere in mille rivoli risorse fondamentali e di creare una reale collaborazione tra Università e ospedali nel rispetto delle funzioni e dei ruoli di ciascuno, dando vita agli ospedali di insegnamento per garantire una formazione di qualità ai medici specializzandi».

«La nostra professione, come sanno anche i più distratti, è assolutamente delicata – aggiunge Vincenzo Bottino, Presidente ACOI -: vive quotidianamente, e a vita, tra formazione permanente e azioni sul campo. Elementi come la professionalità, la capacità di gestire il team, il supporto agli specializzandi, il rapporto con i pazienti fino alla direzione delle unità operative dovrebbe premiare - o quantomeno mettere in condizione di partecipare - anche le figure professionali che conoscono bene le dinamiche delle sale operatorie e che sono supportate da percorsi accademici e formativi di livello. Il nostro lavoro, sempre per i più distratti, è quello di salvare la vita delle persone: per farlo, serve una straordinaria conoscenza teorica ma anche una necessaria capacità operativa. Decidere di premiare solo una di queste due competenze - oggi evidentemente la prima - significa mettere a rischio la vita dei nostri pazienti. Forse è bene ricordarlo a tutti, anche ai più distratti che hanno potere decisionale».

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giovedì 22 maggio 2025

Commissione affari sociali



La Federazione CIMO-FESMED è stata audita ieri mattina dalla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati sul ddl "Misure di garanzia per l'erogazione delle prestazioni sanitarie e altre disposizioni in materia sanitaria". È stato sottolineato come, per ridurre i tempi di attesa per l'accesso ai LEA, occorra rilanciare l'offerta sanitaria investendo nel Servizio sanitario nazionale e riformandone l'organizzazione attraverso un intervento legislativo organico e di respiro più ampio, che porti alla soluzione delle vere cause dei tempi di attesa: la carenza di personale e di posti letto, di ambulatori e di strutture.

Tra le richieste principali presentate dal Presidente Guido Quici, la reintroduzione dell'affidamento ai medici, in maniera esclusiva, di diagnosi, prognosi e terapia: la precisazione "in maniera esclusiva" era infatti prevista nel testo originale ma è stata eliminata dal Senato, rendendo possibile una commistione di ruoli e responsabilità che rischia di compromettere la sicurezza delle cure.

Inoltre, Quici ha evidenziato l'importanza di includere rappresentanti dei professionisti sanitari nel Sistema Nazionale di Governo delle Liste di Attesa e nell'Osservatorio nazionale delle liste di attesa; ha sottolineato l'inefficacia delle soluzioni individuate per combattere le liste d'attesa, basate esclusivamente su prestazioni aggiuntive e su contratti precari; ha inoltre denunciato la decurtazione del 50% dei fondi stanziati dalla legge 213 del 30 dicembre 2023 per finanziare l'incremento della tariffa per le prestazioni aggiuntive dei medici dipendenti del SSN al fine di ridurre le liste d'attesa; infine, ha ancora una volta rimarcato la necessità di subordinare l'accesso ai fondi per la sanità privata accreditata alla firma dei contratti collettivi dei dipendenti.

Disponibile sul sito della Federazione il Testo presentato alla Camera
https://www.federazionecimofesmed.it/2025/05/20/ddl-prestazioni-sanitarie-audizione-cimo-fesmed-diagnosi-prognosi-e-terapia-a-medici-in-via-esclusiva/

Su YouTube disponibile il video dell'audizione: https://youtu.be/TCz_7BkGO3E

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lunedì 31 marzo 2025

Rinnovo contratto 22-24


Le trattative per il rinnovo del contratto del comparto sanità sono in stallo, e potrebbero riprendere in maniera più decisa a metà aprile, al termine delle elezioni delle RSU. Nel frattempo, tuttavia, medici e dirigenti sanitari attendono l'apertura del tavolo per il rinnovo del CCNL 2022-2024, quindi già scaduto. Eppure nelle scorse settimane ANAAO ASSOMED e la Federazione CIMO-FESMED hanno partecipato ad una serie di incontri informali con l'Aran e la Conferenza delle Regioni al fine di avviare le trattative e chiudere rapidamente la parte economica del contratto della dirigenza, delimitando gli interventi nella parte normativa del CCNL in vigore (che ancora non viene applicato nelle Aziende) alla correzione di alcune incongruenze. Inoltre, era stato assunto l'impegno di firmare il CCNL 2025-2027 entro la scadenza, considerando che gli aumenti più sostanziosi sono stati stanziati per questo triennio contrattuale.

Terminati gli incontri e concluso un lavoro proficuo svolto da tutte le parti, però, all'Aran e alle Regioni tutto tace. «C'è davvero la volontà politica di chiudere il contratto dei medici e dei dirigenti sanitari per dare ristoro ad una categoria che sta vivendo gravissimi disagi, oppure dobbiamo continuare ad essere ingabbiati in dinamiche che non ci riguardano?» chiedono Pierino Di Silverio, Segretario Anaao Assomed, e Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED.

«Aspettiamo che i nostri interlocutori battano un colpo – concludono Di Silverio e Quici – sperando di poter vedere presto, nelle buste paga dei colleghi, gli aumenti previsti dal Governo».


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domenica 2 febbraio 2025

Comunicato Stampa



Medici in fuga dal SSN: in sei anni dimissioni triplicate. Quici (CIMO-FESMED): «È emergenza» Il Presidente del sindacato dei medici: «Task shifting non è soluzione a carenza di professionisti. Prevedere tavolo di confronto con rappresentanti dei lavoratori prima di trasferire competenze da una professione all'altra» Roma, 31 gennaio 2025 - In sei anni, il numero di medici che si sono dimessi dal Servizio sanitario nazionale è triplicato: nel 2016 erano 1.564, nel 2022 4.349. Ed è estremamente probabile che negli ultimi due anni tale numero sia ulteriormente cresciuto. Il dato, presentato dal Ministero della Salute nel corso dell'audizione in Commissione Affari sociali sul riordino delle professioni sanitarie, è eloquente: la fuga dei medici dagli ospedali pubblici e oramai un emergenza. Al contempo, risulta altrettanto impressionante la crescita del numero di borse di specializzazione non accettate dai neo-medici registrata tra il 2021 ed il 2024 che, complessivamente, è passato dal 10% al 29%. «Come ripetiamo spesso, il Servizio sanitario nazionale non è più attrattivo - dichiara Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED -. E il problema, come ha ben evidenziato la dottoressa Mainolfi, DG delle professioni sanitarie e delle risorse umane del SSN, non riguarda solo i medici, ma anche gli infermieri. Condividiamo l'analisi delle cause di tale emergenza illustrata dal Ministero, che spazia dal fattore retributivo alla responsabilità professionale; tuttavia, nutriamo seri dubbi su alcune delle proposte presentate per risolvere la situazione». «Se, infatti, riteniamo necessaria la definizione di ruoli e responsabilità di ciascun professionista, non possiamo che dissentire sulla proposta di "sviluppare forme di task shifting", che non consentirebbero né di superare il grave problema di carenza di professionisti e di attrattività del SSN, né di garantire la sicurezza delle cure per i «Deve essere chiaro, infatti, che l'incremento di competenze e responsabilità difficilmente renderà più appetibili alcune professioni sanitarie, a fronte del medesimo trattamento economico e delle stesse condizioni di lavoro sofferte oggi. In un contesto di grave carenza di personale, aumentare le competenze senza l'adeguamento dell'organico non può che essere un boomerang, che non risolverebbe il problema ma anzi lo amplierebbe, rendendo ancora meno attrattivo il lavoro in ospedale. Al contempo, è necessario preservare le attività che devono essere svolte in modo esclusivo dai medici, a partire da anamnesi, diagnosi e terapia», «In ogni caso - conclude il Presidente CIMO-FESMED - ci auguriamo che qualsiasi intervento volto a riordinare le professioni sanitarie e a prevedere il trasferimento di competenze da una professione all'altra veda un coinvolgimento attivo e centrale dei rappresentanti dei professionisti ad un tavolo di confronto. Sono i professionisti, infatti, gli unici attori capaci di offrire una visione sistemica delle criticità e delle esigenze di un Servizio sanitario nazionale in costante evoluzione».


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sabato 25 gennaio 2025

Congresso Cimo



"Chiediamo – ha dichiarato Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED - una definizione puntuale di atto medico e la delimitazione delle competenze di ciascun professionista sanitario. L'attuale anarchia dei ruoli e i ripetuti attacchi alla nostra professione, che paga il prezzo più alto in termini di responsabilità professionale, sono inaccettabili e mettono a rischio la sicurezza delle cure". Una grande manifestazione unitaria a maggio prossimo che vedrà sfilare per le vie di Roma i medici, dipendenti e convenzionati, i pediatri di libera scelta, gli specialisti ambulatoriali, i medici del territorio e gli specializzandi, riuniti sotto lo slogan INVESTIRE SUI MEDICI PER SALVARE IL SSN. Nel frattempo in tutte le Regioni saranno organizzate varie iniziative intersindacali per sensibilizzare i professionisti. Questo il pacchetto promosso da ANAAO ASSOMED – CIMO-FESMED – ALS – GMI - FIMMG – FIMP – SUMAI – SMI - SNAMI – FTM con il sostegno della FNOMCEO e la partecipazione di CITTADINANZATTIVA per dar voce ai diritti dei medici. I sindacati, che oggi hanno riunito i direttivi nazionali a Roma, fanno fronte comune per richiedere la definizione di atto medico, una revisione della responsabilità medica, l'adozione di misure volte a rendere attrattiva e a riqualificare la professione, sicurezza sui luoghi di lavoro, un rapporto medico-paziente rinsaldato, la definizione di un nuovo patto per la salute e l'adozione di un approccio "One Health".


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venerdì 24 gennaio 2025

Flat tax




«Accogliamo con soddisfazione la decisione assunta dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome in materia di flat tax delle prestazioni aggiuntive, che verrà dunque estesa a tutte le tipologie, comprese le guardie notturne» dichiara Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED. «È, questo, un tema che ha visto il nostro sindacato impegnato in prima linea, denunciando a mezzo stampa l'iniquità della prima interpretazione della norma fornita dalla Conferenza delle Regioni e diffidando, lo scorso 27 novembre, tutte le Aziende sanitarie dall'applicare la defiscalizzazione in modo scorretto – ricorda Quici -. È proprio grazie a queste diffide e all'intervento chiarificatore dell'Agenzia delle Entrate dell'11 dicembre che le Aziende sanitarie già oggi applicano la tassazione agevolata a tutte le prestazioni aggiuntive». «Siamo grati che la nostra azione sia servita a salvaguardare concretamente il lavoro e la retribuzione dei colleghi, che altrimenti avrebbero dovuto restituire migliaia di euro alle Aziende», conclude Quici. 

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